Un report pubblicato ieri da Bl0omberg, giunto a poche ore dall’annuncio della maxi multa inflitta dalla UE a Google, e dalla conseguente immediata risposta, ha suscitato un certo clamore, immediatamente spento dalla diretta interessata.

La pubblicazione statunitense aveva affermato di aver ricevuto informazioni che lasciavano pensare all’intenzione, da parte di Google, di sostituire Android con Google Fuchsia entro 5 anni. Per chi non lo conoscesse si tratta di un sistema operativo basato sul micro kernel Zircon, che nelle intenzioni del colosso di Mountain View sarebbe destinato a sostituire i sistemi presenti sui dispositivi attuali, dagli smartphone ai notebook.

In realtà né Sundar Pichai, CEO di Google, né Hiroshi Lockheimer, capo di Android e Chrome, hanno siglato alcuna roadmap relativa a una possibile adozione in pianta stabile di Google Fuchsia. Al momento Google ritiene Fuchsia “uno dei tanti progetti open source sperimentali“.

Qualcuno sostiene che si tratti semplicemente di un programma abbastanza interessante per trattenere i programmatori più esperti, ed evitare che vadano a lavorare per la concorrenza. Alcuni ingegneri, secondo le fonti di Bloomberg, sono convinti di poter impiegare Google Fuchsia nei dispositivi per la smart home, come Google Home, e di valutare successivamente l’utilizzo su smartphone e notebook.

Un singolo sistema è il sogno che Google insegue da anni, sia per liberarsi da Oracle e le cause legate a Java, sia per ridurre il problema della frammentazione. Ma l’enorme diffusione di Android ne rende anche complessa la sostituzione, che potrebbe avvenire, ma non fra cinque anni.