Quelli tra voi che conoscono Star Trek avranno colto immediatamente la citazione nel titolo. La tagline della fortunata serie di avventura spaziale appare quanto mai vera al giorno d’oggi, ma lascia purtroppo in disparte la continua evoluzione che caratterizza una parte importante del nostro mondo.

Sì, perché quello che si dà per scontato, dicendo che lo Spazio è l’ultima frontiera rimasta, è che si parli di qualcosa di fisico. Ma è realmente lo spazio fisico l’ultima frontiera che abbiamo da esplorare? A mio parere no, perché trascuriamo – oltre alle varie “frontiere interne” come l’esplorazione della psiche e le varie scoperte ancora da fare nella biologia, nella fisica, nella chimica, ecc – la frontiera del virtuale, che non è meno reale delle altre.

Certo, è un ossimoro: come può il virtuale essere reale? Per definizione, ciò che è virtuale non è reale. Ma non è un caso che si parli di realtà virtuale, dal momento che tutto quello che si ritiene vero è reale. Un sogno, per quanto tale, rappresenta la realtà per una persona che dorme, allo stesso modo in cui le allucinazioni rappresentano la realtà per alcune persone con problemi psichiatrici: perché quindi la realtà virtuale non può essere considerata reale al pari di altre “finte realtà”?

La virtualità è considerata inferiore e indegna per via dell’influenza culturale che abbiamo ereditato dal passato, ma sta diventando sempre più una parte consistente della vita di milioni – anzi no – miliardi di persone. Ogni giorno una nuova persona si connette per la prima volta ad Internet ed entra in un mondo che è a tutti gli effetti virtuale, ma ha effetti tremendamente reali sulla sua vita. Non è questa la definizione di realtà?

Già ora ciò che un tempo era considerato virtuale e disconnesso dalla nostra realtà è accettato come reale e integrato nelle nostre vite (basti pensare alle amicizie virtuali strette in Rete), in futuro espanderemo questo modo di vedere anche ad esperienze totalmente virtuali.

Lo Spazio non è, quindi, l’unica frontiera rimasta all’Umanità. Le possibilità aperte dalla realtà virtuale sono pressoché illimitate. Molte ci sono già state narrate da libri, saggi, film e videogiochi, che hanno cercato di immaginare un futuro in cui la realtà virtuale e la realtà reale sarebbero state più o meno coincidenti. Maestri della letteratura come William Gibson e Bruce Sterling hanno aperto addirittura un filone letterario chiamato cyberpunk attraverso il quale hanno esplorato futuri in cui l’umanità vive appieno nella virtualità e il confine tra reale e virtuale è quanto mai labile.

Capolavori come Neuromante e Mozart con gli occhiali a specchio ci portano in mondi distanti (ma non troppo) e mostrano in maniera molto chiara qual è il prezzo di un uso irresponsabile dei mezzi tecnologici: la perdita dell’identità e della libertà individuali e di quel senso di umanità come la intendiamo ora. Allo stesso modo anche la Trilogia dell’Età dell’Oro di John Wright, che mescola sapientemente proprio le due frontiere dello spazio fisico e dello spazio virtuale dipingendo un quadro a tinte a volte fosche, a volte brillanti dell’umanità, resa libera ma allo stesso tempo schiava dalla tecnologia. Le influenze di questi mondi sono poi molteplici e si espandono a macchia d’olio in molta parte della fantascienza; tra i molti spunti interessanti segnalo I canti di Hyperion di Dan Simmons e film come Johnny Mnemonic (tratto, peraltro, da un racconto di Gibson), oltre al citatissimo The Matrix, vero e proprio capolavoro del genere.

Eppure, quello che è oggi poco più di un passatempo con potenzialità limitate per nerd e appassionati di tecnologia sarà, un domani, parte della nostra quotidianità. È di pochi giorni fa l’annuncio dell’apertura del primo cinema in realtà virtuale d’Europa, ad Amsterdam, e questo è soltanto l’inizio.

La fotografia di Mark Zuckerberg che cammina in mezzo a persone con visori per la realtà virtuale al Mobile World Congress ha suscitato molto scalpore e ha acceso un dibattito che ancora non si è del tutto sopito, evocando proprio quelle atmosfere scure ben rappresentate dai fondatori del cyberpunk. È inevitabile pensare, infatti, ad un futuro in cui saremo tutti come lobotomizzati e schiavizzati dalle grandi corporazioni che ci daranno accesso alla realtà virtuale.

Ciò che credo, invece, è che già ora ci siano mezzi di controllo di massa, che cambieranno semplicemente forma, ma non sostanza; ciò che cambierà saranno i contenuti e il modo in cui sarà possibile fruirli. Dai già citati film alle presentazioni delle crociere, dai videogiochi fino ai ricordi di famiglia, tutto sarà più interattivo e più vicino a quella che è la nostra esperienza della realtà. Non accadrà domani né in brevissimo tempo, ma non passeranno molti anni prima che i visori per la realtà virtuale siano come computer e smartphone – onnipresenti.

Starà poi a noi saper agire con coscienza e tenere in considerazione il potere di questi nuovi mezzi, scegliendo oculatamente all’interno del panorama di offerte. Se il futuro sarà positivo o se si avvicinerà più alle distopie immaginate da scrittori e registi dipenderà in larga parte da noi che dovremo scegliere come comportarci, cosa acquistare e come rapportarci a queste nuove tecnologie.

Esattamente come accade quando si è sulla frontiera, le regole sono poche e quello che deve prevalere è il buonsenso. Che sia una frontiera fisica o virtuale, è sempre bene tenere a mente ciò che abbiamo imparato dalla nostra storia e proiettarlo verso il futuro: che vogliate diventare astronauti o dei novelli Case che si aggirano per la Matrice, è tutto nelle vostre mani.

Immagine: Hubble Space Telescope; NASA, ESA, HST Frontier Fields team (STScI)