Usare un sistema concepito per essere totalmente online e fortemente basato sul cloud mostra tutti i limiti che questo approccio ha al giorno d’oggi. Come prima cosa è necessario potersi connettere ad Internet per poter anche solo cominciare ad usare il dispositivo, visto che alla prima accensione viene richiesto di accedere col proprio account Google; secondariamente è necessaria la connessione per fare qualunque cosa – dallo scaricare applicazioni all’utilizzarle.

In questo senso, questo è il più grande limite di Chrome OS: non la relativa scarsità di applicazioni, non la qualità generale delle stesse (che passa da “ottima” a “spazzatura” senza difficoltà), non la scarsa potenza delle macchine su cui il sistema gira, ma la dipendenza completa e assoluta dalla Rete.

“Che novità”, direte voi: certo, non è una novità per nessuno e non sto dicendo che sia una cosa nuova o negativa di per sé. Il fatto è che uno si aspetta di poter portare a termine compiti base come scrivere un documento senza la necessità di essere connessi, ma così non è. A meno che uno usi applicazioni nate per essere usate offline o non attivi la parte offline in quelle nate come applicazioni online, infatti, non è possibile usare le applicazioni su Chrome OS in assenza di connettività. Non sto parlando di applicazioni fantascientifiche o che richiedono per loro natura una connessine: parlo dell’applicazione Documenti di Google, che dovrebbe poter essere utilizzata offline senza dover esplicitamente consentire la cosa dall’interfaccia di Google Drive.

Ieri sera mi sono trovato senza connessione WiFi con la necessità di modificare un documento e non ho potuto perché l’applicazione Documenti mi diceva “non è possibile raggiungere i server di Google”. Il risultato è che ho dovuto ripiegare sul PC fisso, che funziona senza problemi anche offline.

Non è neppure una questione di difficoltà tecniche o di problemi di spazio occupato: Documenti è tra le applicazioni preinstallate e la sua versione offline non occupa che pochi megabyte, ma le unità di archiviazione dei Chromebook partono da 16GB. Perché non includere già da subito la versione offline senza che siano gli utenti a dover scoprire a proprie spese che una cosa così semplice come modificare documenti senza connessione è da attivare manualmente e con una procedura per niente intuitiva (tanto che servono delle istruzioni!)?

Finora questo è il difetto più grande che ho riscontrato in Chrome OS ed è anche il più difficile da mandar giù. Non è un difetto per la cui risoluzione servirebbero rivoluzioni copernicane, ma qualcosa per cui in realtà basterebbe poco per rendere le cose migliori.

Se vi siete persi le puntate precedenti potete trovarle nella pagina dedicata ad Alla scoperta di Chrome OS!