Chi di voi non ricorda la cover posteriore a mo’ di cerotto del Samsung Galaxy S5? Questa non è l’unica scelta di design su cui più di qualche utente avrebbe avuto da ridire nei confronti dell’azienda coreana. Kevin Lee, ex designer Samsung, è stato intervistato da Fast Company per spiegare le motivazioni che talvolta spingono a prendere queste decisioni davvero discutibili.

Il designer ci ha tenuto a spiegare che le differenze culturali che intercorrono tra le grandi aziende americane (tra cui Apple, Google, Motorola e così via) e quelle orientali sono uno tra i fattori chiave di queste scelte. Mentre nel primo caso le scelte sono affidate a professionisti che, mediante numerose ed approfondite ricerche di mercato si occupano di rendere il design del dispositivo quanto più gradevole possibile, nel caso di Samsung i designer sono spesso costretti a presentare un’idea che rispecchi il più possibile le preferenze dei committenti, venendo talvolta ignorati nel caso in cui si impuntino sulla loro idea.

Certo è, racconta ancora Lee, che in certi casi i professionisti del settore, non essendo sempre esperti in ambito tecnologico, presentano dei concept assurdi, impossibili da realizzare con le risorse di cui siamo dotati al giorno d’oggi. E’ il caso di smartphone ultrasottili al limite dell’impossibile, di materiali costosi o di difficile reperibilità, di forme curiose magari accattivanti ma che complicherebbero la produzione e ne aumenterebbero esponenzialmente i tempi.

La colpa quindi, secondo Lee, è di entrambe le figure, quelle dei committenti che non amano che le proprie idee vengano sostituite, e quelle dei designer che spesso non sono in grado di riconoscere il sottile limite tra ciò che è possibile realizzare e ciò che al momento non si può ancora fare. E poi, come al solito, i dispositivi salgono sugli scaffali dei nostri negozi e vengono criticati in malo modo. Ed a Samsung, dopo l’amaro colpo, non resta che… incerottarsi!

Noi dal canto nostro non possiamo che sperare che in futuro queste scelte siano prese da persone quantomeno dotate di un gusto un po’ più collettivo , e non proprio personale.

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