Bowers & Wilkins non è un nome che necessita di presentazioni nel mondo dell’audio; l’azienda inglese è tra le più rinomate in fatto di cura del design e della qualità dei propri prodotti. Tra le cuffie pensate esplicitamente per il mercato mobile troviamo le Bowers & Wilkins P3, che riprendono il design classico della firma proponendo allo stesso tempo un design leggero ed elegante.

Video recensione delle Bowers & Wilkins P3

Design & comfort

Le Bowers & Wilkins P3 non passano inosservate, grazie a linee leggere ed essenziali che combinano sapientemente plastica, tessuto, metallo e colore. Le P3 sono disponibili in vari colori: nero, bianco, blu e rosso; proprio quest’ultimo è il colore dell’unità che ho ricevuto per i test e viene utilizzato in tutti gli elementi delle cuffie, dall’archetto ai cavi, dai padiglioni all’imbottitura.

La struttura è molto leggera sia in termini di peso (122g al netto del cavo) che di apparenza, grazie all’impiego di un archetto molto sottile (che va a discapito del comfort, come vedremo) e di un attacco dei padiglioni costituito da un semplice filo metallico che si ricollega con l’archetto. I padiglioni sono ricoperti interamente di tessuto e la copertura può essere facilmente tolta per accedere ai cavi nel caso in cui ci fosse la necessità di sostituirli. Le Bowers & Wilkins P3 sono facilmente ripiegabili per il trasporto e proprio per questo fine viene fornita una custodia in plastica rigida.

Bowers & Wilkins P3 2

Il vero, grosso difetto di queste cuffie è il loro comfort. L’imbottitura dell’archetto è poca ed è dura, con conseguente fastidio alla sommità della testa dopo poco tempo. Con un’imbottitura più abbondante e, soprattutto, più morbida l’effetto sarebbe stato decisamente ridotto e il comfort sarebbe stato molto migliore. Un altro elemento che contribuisce ad abbassare il livello di comfort è il fatto che l’archetto sia molto stretto e, quindi, il peso si scarichi su un’area molto piccola della testa.

Bowers & Wilkins P3 3

Il secondo difetto che hanno le Bowers & Wilkins P3 è la loro tendenza a scivolare via dalla testa: è la forza con cui i padiglioni stringono la testa (non sufficiente per creare fastidi se non dopo sessioni d’ascolto molto lunghe, per fortuna) assieme alla forma degli stessi (leggermente inclinati per seguire le naturali forme della testa) a far sì che scivolino via. Non ho trovato un metodo valido per contrastare questo fenomeno, ma non è detto che si manifesti con tutti.

Bowers & Wilkins P3 4

L’isolamento garantito dalle Bowers & Wilkins P3 è molto ridotto a causa della forma dei padiglioni, che non sigillano in alcun modo l’orecchio. Un po’ di attenuazione dei rumori circostanti comunque c’è, motivo per cui queste cuffie risultano comunque adeguate all’ascolto di musica anche in ambienti rumorosi (purché non troppo rumorosi).

Funzionalità

Sul cavo è presente un telecomando per gestire la riproduzione, il volume e le chiamate, con tre tasti: vol+, play/pausa/rispondi/riaggiancia e vol-. Purtroppo il secondo risulta l’unico funzionante sui dispositivi Android, poiché gli altri due sembrano stati pensati per iOS e non è presente una versione alternativa.

Il microfono cattura in maniera abbastanza chiara la voce, anche se può entrare in difficoltà nelle situazioni con maggiore rumore ambientale.

Audio

Ho sottoposto le Bowers & Wilkins P3 a circa 100 ore di rodaggio in preparazione alle prove d’ascolto. Queste sono avvenute utilizzando sia un Lenovo Vibe Shot che un PC cui è stato collegato uno Zorloo ZuperDAC come sorgenti e file FLAC (16 bit, 44.1kHz) con qualche saltuario MP3 (320kbps).

In quanto a specifiche tecniche, le P3 hanno due driver da 40mm che offrono una risposta in frequenza da 10Hz a 20kHz e hanno impedenza di 34Ω e sensibilità di 111dB.

Le Bowers & Wilkins P3 sono cuffie dal suono equilibrato e per questo piacevole con qualunque genere; c’è una leggerissima colorazione con i medi prominenti e “maggiorati”, ma al di là di questo le Bowers & Wilkins P3 offrono una sonorità musicale e divertente rimanendo però fedeli.

La cosa che colpisce di più di queste cuffie è la loro capacità di rendere presenti gli strumenti. Contrariamente a molte altre cuffie nella loro fascia di prezzo, le Bowers & Wilkins P3 riescono a far sembrare fisicamente presenti tutte le parti e di renderle ben distinte tra loro. Ciascuna voce è a sé stante e ha una sua volumetria e un suo spazio, che sono distinti dagli altri. Ritengo che questa caratteristica da sola valga il prezzo delle cuffie, senza considerare tutto il resto che aggiunge ulteriore valore.

I bassi sono ben controllati e veloci, anche se ogni tanto presentano qualche piccola sbavatura che li porta a sovrapporsi ai medio-bassi. L’estensione è notevole e, pur trattandosi di cuffie on-ear, le Bowers & Wilkins P3 riescono a garantire toni profondi e abbastanza potenti.

I medi sono presentati in primo piano e con un livello di dettaglio elevato; hanno un buon respiro che però non si traduce automaticamente in una grande apertura del suono. Voci e chitarre appaiono naturali e coinvolgenti e tutto il suono guadagna da questo fatto in dinamicità e piacevolezza.

Gli alti non sono così brillanti e cristallini, ma risultano sufficientemente dettagliati e con una buona presenza all’interno della scena. Non sono analitici né taglienti, ma controbilanciano i bassi regalando un po’ di apertura al suono.

Il suono è caldo e avvolgente, più che in cuffie come le Plantronics Voyager Focus UC o le Meizu HD50, che risultano un po’ più neutre come tonalità. Questo è un fattore da tenere in considerazione al momento dell’acquisto.

 

Questa l’analisi genere per genere:

  • Classica/sinfonica: Duel of the Fates è davvero godibile, sia perché i cori sono centrali sia perché tutto il resto dell’orchestra è perfettamente udibile, segno di un buon equilibrio delle parti. Lo stesso si riscontra anche ascoltando la 1812 di Tchaikovsky, che mette in luce la capacità delle P3 di riprodurre distintamente i vari strumenti e di rendere naturali archi e ottoni, e il Bolero di Ravel, che mette in luce invece una gamma dinamica buona ma migliorabile.
  • Jazz: ottime le prestazioni con il jazz; non sembra esattamente di essere in mezzo ai suonatori ma poco ci manca. Il sassofono in Blue Rondo à la Turk manca un po’ di incisività, ma risulta comunque godibile. Anche Take Five mette in mostra la capacità delle B&W P3 di distinguere gli strumenti e dedicare a ciascuno un suo spazio, mentre For the Love of You di Doc Powell evidenzia il buon livello di dettaglio espresso e la spazialità del suono di cui queste cuffie sono capaci.
  • Metal: il solito Progeny dei Celtic Frost è un buon banco di prova della capacità delle cuffie di riprodurre bassi profondi e potenti senza però tralasciare i medi (la voce e il rullante) e gli alti (i piatti della batteria), e le Bowers & Wilkins P3 superano ottimamente il test. Buoni risultati si ottengono anche con i Blind Guardian di Sacred Worlds, con The Drapery Falls degli Opeth e Scavenger of Human Sorrow dei Detah. In generale la buona dinamica, il relativo equilibrio e l’ottima separazione degli elementi giovano molto a questo genere, tipicamente molto “affollato”.
  • Rock: l’accento sui toni medi giova molto al rock, in cui questi sono fondamentali – voce, chiarra e rullante sono tutti in questa categoria. Per questo motivo Smells Like Teen Spirit è riprodotta rendendo giustizia al compianto Kobain, mentre In My Head dei Queens of the Stone Age trae giovamento sia da questo che dalla buona separazione degli strumenti.
  • Trip-hop: i bassi in Strangers dei Portishead sono profondi ma non pompati e soverchianti; sono apprezzabili ma non esagerati. La voce di Beth Gibbons è in primo piano e naturale. Allo stesso modo anche il basso in Angel dei Massive Attack è pieno e rotondo, ma mai aggressivo.
  • Celtica/folk: Naar Vinden Graater del norvegese Vàli è diventato uno dei miei brani preferiti sia in senso assoluto che per i test, perché mette a nudo i problemi di equilibrio delle cuffie in maniera evidente. Bene, in questo caso non ci sono problemi e l’ascolto è piacevole e non presenta particolari sbavature. Anche i due brani degli Omnia, Tina Bealtaine ed Etrezomp-ni Kelted, mettono in luce questo aspetto e la capacità delle Bowers & Wilkins P3 di rendere molti strumenti assieme senza creare confusione.
  • Elettronica: Arecibo dei Carbon Based Lifeforms è un ottimo brano per testare la gamma dinamica delle cuffie; come nel caso del Bolero, si può notare che è necessario alzare il volume per ascoltare i dettagli con il volume più basso. Borderline e Conditioned di Aes Dana sono invece ottimi brani per mettere alla prova la resa dei bassi e degli alti in contemporanea; si evidenzia di nuovo come i bassi siano controllati e profondi, mentre gli alti sono presenti e in primo piano ma non abbiano un dettaglio finissimo.

In conclusione

Se non fosse per il comfort decisamente migliorabile, le Bowers & Wilkins P3 sarebbero probabilmente tra le cuffie di riferimento entro i 150€ sotto tutti i fronti. Il prezzo attuale di circa 120€ (su Amazon, 119.99€ per il modello nero e 129.90€ per il modello rosso) è decisamente accattivante, viste le prestazioni che riescono ad esprimere. Fatto interessante è che le B&W P3 riescono a

Rispetto alle Meizu HD50 offrono un suono più carico di medi, le Plantronics Voyager Focus UC offrono alti più frizzanti e dettagliati e bassi più vigorosi, le Xiaomi Mi Headphones sono ideali per chi cerca bassi significativamente più potenti e voluminosi assieme ad un livello di dettaglio comparabile a quello di queste P3. La concorrenza è agguerrita, ma le Bowers & Wilkins P3 restano un prodotto valido sotto tutti i fronti che risulta, al momento attuale, interessante anche e soprattutto per via del prezzo agguerrito cui è proposto.