Samsung potrebbe essere costretta ad aumentare i prezzi di alcuni modelli della serie Galaxy S26 il prossimo anno, a causa dell’incremento dei costi di produzione dei processori più avanzati. La ragione principale risiede nella decisione di TSMC, il più grande produttore di semiconduttori al mondo, di alzare i prezzi dei wafer di silicio utilizzati per il suo processo produttivo di terza generazione a 3 nanometri.
TSMC utilizza infatti un processo all’avanguardia, denominato N3P, per produrre i processori più sofisticati del mercato e gli stessi chip che alimentano i nuovi iPhone 17 con i processori Apple A19 vengono realizzati con questa tecnologia. Ma non è solo Apple ad affidarsi al produttore: anche altri colossi come Qualcomm e MediaTek si rivolgono a TSMC per produrre i loro chip di punta come, rispettivamente, lo Snapdragon 8 Elite 5 e il Dimensity 9500.
Un incremento dei costi all’origine potrebbe dunque avere serie ripercussioni a cascata su tutto il mercato dei dispositivi mobili.
Segui Samsung Italia su Telegram, ricevi news e offerte per primo
Motorola edge 60, 8/256 GB
50+50+10MP, 6.67'' pOLED 120Hz, Batteria 5200mAh, ricarica 68W, Android 15
Gli aumenti colpiscono tutta la filiera produttiva
Secondo quanto riportato dal quotidiano cinese China Times, TSMC ha applicato aumenti significativi ai suoi clienti principali. Per esempio, MediaTek si trova a pagare il 24% in più per i wafer di silicio, mentre Qualcomm affronta un rincaro del 16%. Aumenti di costo che non sono certo sottovalutabili per le aziende che progettano processori, e che inevitabilmente sono costrette a trasferire parte di questi maggiori costi ai produttori di smartphone come Samsung.
Insomma, da monte si sviluppa una catena di aumenti che arriva a valle: TSMC aumenta i prezzi a Qualcomm e MediaTek, questi ultimi sono costretti a vendere i loro chip a un prezzo più alto a Samsung e ad altri produttori di telefoni, che a loro volta potrebbero dover alzare i prezzi al consumatore finale. E non è solo Samsung a essere coinvolta in questa dinamica: anche altri marchi come Vivo, che dovrebbe utilizzare il processore Dimensity 9500 per il suo X300, potrebbero trovarsi nella stessa situazione.
Apple si trova in una posizione privilegiata
Interessante, invece, notare come Apple si trovi però in una posizione leggermente diversa rispetto alla concorrenza.
Anche se probabilmente paga anch’essa i prezzi più alti a TSMC per la produzione dei suoi chip A19, la società di Cupertino progetta internamente i propri processori e non deve acquistarli da fornitori terzi come Qualcomm o MediaTek. Insomma, viene eliminato un passaggio intermedio nella catena dei costi, che consente all’azienda americana di avere un controllo maggiore sui prezzi finali dei suoi dispositivi.
I vantaggi tecnologici giustificano i costi?
Naturalmente, i processori di terza generazione a 3 nanometri non rappresentano solo un costo aggiuntivo, ma offrono anche miglioramenti tangibili nelle prestazioni.
Secondo le specifiche tecniche, ad esempio, questi chip dovrebbero garantire un aumento delle prestazioni del 5% mantenendo lo stesso consumo energetico, oppure un risparmio energetico dal 5% al 10% mantenendo la stessa frequenza operativa.
Tuttavia, al di là dei benefici attesi, sono crescenti i timori per il prossimo futuro: la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente nel prossimo anno, quando TSMC inizierà la produzione di massa dei processori a 2 nanometri. Le previsioni parlano di un possibile aumento del 50% del costo dei wafer di silicio per questo processo ancora più avanzato. E, a complicare le cose, Apple avrebbe già riservato metà della capacità produttiva di TSMC per i processori a 2 nanometri, rendendo più difficile per Qualcomm e MediaTek ottenere slot di produzione sufficienti.
Ricordiamo infatti che TSMC prevede di produrre 60.000 wafer a 2 nanometri ogni mese, utilizzando quattro stabilimenti dedicati. I primi smartphone a beneficiare di questa tecnologia potrebbero essere proprio il Samsung Galaxy S26 Pro e il Galaxy S26 Edge, che nella maggior parte dei mercati mondiali potrebbero montare il processore Exynos 2600 prodotto direttamente da Samsung Foundry con il suo processo a 2 nanometri.
Insomma, per i consumatori questi sviluppi tecnologici sono un’arma a doppio taglio. Da un lato, i nuovi processori offriranno prestazioni migliori, maggiore efficienza energetica e nuove funzionalità. Dall’altro, i costi di produzione più elevati potrebbero tradursi in smartphone più costosi, specialmente per i modelli di fascia alta che montano i chip più avanzati.
Samsung si trova quindi di fronte a una scelta difficile: assorbire parte degli aumenti dei costi riducendo i margini di profitto, oppure trasferire questi costi sui prezzi finali dei Galaxy S26. La decisione finale dipenderà probabilmente dalla strategia competitiva dell’azienda coreana e dalla risposta del mercato a eventuali aumenti di prezzo.