Da ieri notte VIRO, la startup italiana che prometteva lo smartphone dalla batteria infinita, è solo un lontano ricordo. A seguito di un articolo di International Business Times, che metteva in luce le loro incongruenze, e della nostra intervista in cui si sono traditi da soli dicendo di aver ricorso ad Angel List – creando poi un account fasullo in fretta e furia per cercare di arginare il danno – un gruppo di lettori è riuscito a far gettare definitivamente la spugna a questa bufala chiamata VIRO.

Il nostro lettore Dario ci ha raccontato di come ciò sia stato possibile grazie ad una costante pressione da parte sua e di altri due ragazzi contro l’azienda e le sue contraddizioni, come ad esempio l’utilizzo sui forum di un account che fino ad un anno fa altro non era che un utente con dei dubbi da principianti. Il culmine è poi arrivato nell’ultimo post di VIRO che millantava i privilegi di root già presenti dalla prima accensione, cosa impossibile dato che Google non concede le sue applicazioni se tali privilegi non sono bloccati, come ha fatto notare il nostro lettore Carburano all’azienda. Da lì, dopo un tentativo di salvarsi ad ogni costo – dicendo che il root serviva per i driver del chip energetico, cosa tecnicamente priva di senso – colui che si trovava dietro questo fenomeno virale ha deciso di cancellare tutte le sue tracce prima che la situazione peggiorasse, chiudendo tutte le pagine social e il sito. L’unico riferimento rimasto è un’immagine che Federico Moscara ci ha passato via Twitter, che sembrerebbe essere apparsa sull’ex sito di VIRO per 5 minuti, prima della cancellazione, e recante la scritta “VIRO E’ UN TEST UNIVERSITARIO, GRAZIE PER AVER FAVORITO LA RICERCA“.

Un test universitario? Il modo di passare il tempo di una persona molto annoiata? Un esperimento sociale di qualche compagnia? Non lo possiamo sapere con certezza. E non è nemmeno questo il punto della questione, poiché qualsiasi sia stato il motivo di tale comportamento la beffa agli italiani rimane. E non parlo di una beffa nel senso di un semplice scherzo di cattivo gusto, parlo dell’ennesima baggianata che getta fango sul nome dell’Italia a livello internazionale. Ebbene sì, perchè i sostenitori al progetto e i siti che ne hanno parlato erano sparsi in tutto il mondo, visto che le novità su VIRO erano pubblicate in lingua inglese.

Non fraintendetemi, sono a favore degli esperimenti sociali, poichè portano sicuramente a dati interessanti per il pubblico e le aziende, ma se si vuol fare un esperimento sociale bisogna saperlo controllare. Probabilmente di VIRO ci dimenticheremo tutti nel giro di una settimana, il problema è invece la cultura di base che sta sotto, è quella ciò contro cui bisogna scagliarsi. Un singolo caso non è poi così grave, direte, ma se non si mettono i puntini sulle i e si lasciano sempre correre questi atteggiamenti di agire senza pensare alle conseguenze che si possono generare, che troppo spesso si vedono nel nostro Paese, chi farà capire ad un potenziale futuro VIRO che queste cose danneggiano tutti noi?

Chi, come me, ha viaggiato all’estero più e più volte saprà sicuramente che ciò che la maggior parte degli stranieri pensa di noi è che siamo solo promesse, mai capaci di fare nulla di serio. Questo tipo di campagne che alcuni potrebbero trovare “divertenti” o “innocue” all’estero non passano inosservate, anzi. Tutto ciò non fa che infangare il nome di tutti quei giovani che sono seri e lavorano ad un sogno creando la propria startup, che troppo spesso si trovano costretti a fuggire oltre confine per la scarsezza dei sostegni da parte dello Stato e per la poca credibilità del nome “Italia” di fronte al resto del mondo.

Non mi resta dunque che un’ultima considerazione personale, poichè ormai ciò che è fatto è fatto. Ho ricevuto svariate critiche per aver dato corda alla cosa e intervistato questo fantomatico Francesco Rubino – nome presumibilmente falso – poiché la puzza di bufala già si sentiva, era nell’aria. A queste critiche vorrei rispondere che a volte bisogna metterci la faccia, pur sapendo di poter sbagliare. Il progetto sembrava utopico, certamente, anche io avevo i miei grossi dubbi. Tuttavia c’era una parte di me che ci sperava, che sperava davvero che questa non fosse nuovamente la classica italianata senza capo né coda pur sapendo benissimo che si trattava di una bufala

Grazie alla mia intervista sono inoltre emersi ulteriori dettagli come quello di Angel List, che hanno effettivamente aiutato a smascherare VIRO prima del tempo, evitandoci di continuare a credere nella farsa fino ad Ottobre. Ci ho perso la faccia? Può darsi, ma qualcuno doveva farlo. Se si scrive per un blog di informazione bisogna sapersi prendere i propri rischi, perché sappiamo tutti che nonostante si presentino sempre le cose per quello che sono, ovvero dei rumor, i lettori sono sempre portati a fidarsi di ciò che leggono. Ciò nonostante non mi sento “in colpa” per ciò che ho scritto, nonostante un po’ di rammarico per l’epilogo di questa vicenda, poiché non è mai possibile sapere la verità a priori e una volta o l’altra potrebbe arrivare davvero un’idea innovativa, a cui non sarebbe giusto chiudere la porta in faccia a prescindere.

Ci spiace per tutta la vicenda e la visibilità data a questo pseudo-progetto: la nostra colpa è stata quella di essere curiosi, amanti della tecnologia e fieri che una start-up italiana potesse rivoluzionare il mondo mobile.

Ringrazio dunque questi ragazzi per aver contribuito, ancora una volta, a screditare il nome del Bel Paese di fronte a tutto il mondo. Bel lavoro.

Alberto Giudice