Lo scanner dell’iride proposto da Samsung sul suo nuovo flagship Galaxy Note 7 non rappresenta una novità assoluta visto che lo scorso anno Fujitsu Arrows NX F-04G e Vivo X5Pro poi hanno già mostrato i primi esempi di questa tecnologia. Samsung afferma, in maniera assolutamente seria, che “si tratta del sistema di identificazione più sicuro dopo il DNA“, il cui processo di analisi richiede più di un’ora, decisamente troppo per pensare di utilizzarlo per sbloccare lo smartphone.

La soluzione adottata da Samsung prevede l’impiego di una camera dedicata alla scansione e di un emettitore LED con luce vicina all’infrarosso. Si tratta di una tecnologia che richiede quindi spazio, vista la presenza di due sensori supplementari, e che fa aumentare il costo finale dello smartphone, rendendolo poco conveniente per dispositivi di fascia media.

Le cose stanno per cambiare però, visto che la coreana Dongwoon Anatech ha annunciato di essere al lavoro su una tecnologia che integra un filtro nel sensore fotografico da utilizzare per i selfie, che può essere adattato per emettere luce quasi infrarossa. Il filtro viene ovviamente rimosso quando è necessario scattare foto, rendendo quindi lo scanner dell’iride conveniente sia dal punto di vista dei costi che da quello dello spazio necessario, visto che non servirà trovare dello spazio aggiuntivo.

Dongwoon Anatech sta lavorando con produttori sud coreani e stranieri per riuscire ad integrare la propria soluzione in un unico sensore e rendere economicamente conveniente anche per i dispositivi di fascia media l’utilizzo di uno scanner dell’iride.