Smartphone sempre più potenti non sempre coincidono con consumi più sostenibili: sempre più spesso ci troviamo di fronte a dispositivi estremamente avanzati, ma che peccano nella durata della batteria.

Le batterie al litio hanno ormai fatto il loro tempo, e sembra che perseguendo ancora questa strada i margini di miglioramento siano limitati; certo, sviluppare device in grado di “approcciarsi” delicatamente alla fonte di energia, con componenti meno esosi in questi termini, potrebbe migliorare la situazione, ma sono in tanti ad auspicare un cambiamento ai fondamenti dei sistemi di accumulo.

Al CES di Las Vegas si è parlato anche di questo, e di come le celle a combustibile che sfruttano l’idrogeno per generare energia elettrica potrebbero essere implementate nel settore mobile.

Una cella a combustibile genera energia elettrica basandosi su una reazione chimica, esattamente come le comuni batterie al litio; la differenza sta nel fatto che le celle a combustibile richiedono di un “carburante” per funzionare che deve essere ricaricato dopo l’utilizzo e la conseguente scarica. In questo particolare caso, il combustibile è l’idrogeno, che combinandosi con l’ossigeno può essere utilizzato per generare elettricità.

Di idrogeno se ne è parlato ampiamente, ad esempio nel settore automobilistico, data l’ottima qualità di questo vettore energetico; ma come è ben facile riconoscere, l’applicazione al settore mobile richiede diverse accortezze, come ad esempio nelle dimensioni.

Una cella a combustibile spessa 8 mm e pesante 40 grammi, comunque, riuscirebbe a fornire una capacità di ben 17500 mAh, indubbiamente superiore a quelle raggiungibili attualmente con le batterie al litio.

Tutto bello, certo, se non fosse che così facendo avremmo fatto un passaggio inverso a quello attuale: la tecnologia delle batterie sarebbe troppo avanzata per i dispositivi odierni. Le celle realizzate in questo modo, oggi, sono più simili a power bank esterni, destinati a ricaricare il dispositivo.

La creazione di smartphone con celle a combustibile integrate al loro interno richiederà, invece, ancora diversi anni, senza contare il fatto che l’idrogeno non si trova esattamente al negozio sotto casa (il che ridurrebbe la cella al pari di una batteria alcalina, non ricaricabile, che si acquista e si getta una volta scarica).

Gli addetti al lavoro si stanno comunque impegnando perché un cambiamento venga messo in atto nei prossimi, realizzando anche batterie più fine o curve.

Insomma, l’alternativa sembra poter esistere, ma al momento non riusciamo a vederci nulla in più che un progetto futuristico.

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