La questione aperta tra il colosso tecnologico Apple e l’FBI ha catturato grossi titoli sui giornali per giorni; in breve, Apple e l’FBI si stanno scontrando su una questione di privacy, con la prima intenta a proteggere le informazioni dei propri utenti e la seconda avida di informazioni per le indagini. Il caso è esploso dopo il tentativo dell’FBI di accedere ai dati contenuti nell’iPhone di Syed Rizwan Farook, un terrorista ucciso a San Bernardino in seguito ad un attacco che ha ucciso 14 persone.

La questione è ovviamente più complessa di quanto non possa essere descritto in qualche riga, con la possibilità che l’obbligo imposto dall’FBI rappresenti un precedente pericoloso per la privacy degli utenti tecnologici; la pensa così anche Samsung, eterno rivale dell’azienda di Cupertino, che benché non si sia schierato apertamente a fianco dell’azienda con la mela ha affermato come la privacy dei clienti sia una questione estremamente importante, e che la presenza di backdoor nei dispositivi andrebbe a minare pesantemente la fiducia dei clienti stessi.

Samsung, quindi, garantisce la protezione della privacy e la completa assenza di backdoor nei suoi prodotti, ma si dichiara comunque pronta a lavorare con le forze dell’ordine solo in caso di necessità e nel completo rispetto della legge.

Ad esporsi maggiormente ci hanno pensato altre aziende tecnologiche del calibro di Google (dopo la presa di posizione di Sundar Pichai), Microsoft, Amazon e Facebook, che hanno presentato un Amicus curiae: nel linguaggio giuridico si definisce così chiunque si offra di dare informazioni alla corte su un aspetto della legge o del caso per aiutare nella decisione, benché non sia parte in causa.

Queste aziende si sono schierate a fianco di Apple nella lotta con l’FBI, pronte a dar battaglia su una questione di prima importanza, con l’obiettivo di mantenere la fiducia dei clienti e di proteggere le loro informazioni. Pronte ad unirsi alla causa sarebbero altri nomi importanti del mondo tecnologico come Box, Cisco, Dropbox, Evernote, Mozilla, Nest Labs, Pinterest, Slack, Snapchat, WhatsApp e Yahoo, mentre altri paesi come la Francia sembrano pronti a sanzioni per le aziende che bloccano i propri dispositivi.

Voi che opinione vi siete fatti dell’intera vicenda? Credete che le aziende dovrebbero garantire l’accesso alle forze dell’ordine o continuare a proteggere fortemente la privacy dei propri clienti? Fatecelo sapere in un commento.

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