Con la nuova famiglia Pixel 10, presentata pochissime ore fa, Google compie un passo atteso da tempo, quasi dovuto, aggiornando lo standard delle memorie interne. Si passa alla tanto desiderata – quantomeno per gli utenti Pixel – tecnologia UFS 4.0, una novità che promette di migliorare le performance generali dei dispositivi, rendendoli più scattanti e reattivi.

Come spesso accade con le strategie di Google, però, la novità arriva con qualche asterisco. L’aggiornamento, infatti, non sarà per tutti: la sua disponibilità dipenderà dal modello e, soprattutto, dal taglio di memoria che si sceglierà al momento dell’acquisto.

L’aggiornamento alla tecnologia UFS 4.0 è importante, ma ci sono delle distinzioni da fare

Va sottolineato come il passaggio a UFS 4.0 sia una notizia di per sé eccellente. Parliamo di una tecnologia che, rispetto alla precedente UFS 3.1 utilizzata fino alla serie Google Pixel 9, garantisce velocità di lettura e scrittura notevolmente superiori e una maggiore efficienza energetica.

Questo passo in avanti si traduce, all’atto pratico, in un’esperienza d’uso quotidiana più fluida, con tempi di caricamento delle app ridotti e una gestione più rapida dei file pesanti; si tratta di un upgrade che allinea finalmente i top di gamma di Google con il resto del mercato Android.

Qui, però, entra in gioco la scelta, puramente pragmatica, che ogni utente dovrà fare. Google ha deciso di segmentare l’offerta in modo molto preciso: i modelli base da 128 GB dei Google Pixel 10 e Pixel 10 Pro resteranno ancorati al “vecchio” standard UFS 3.1.

Per beneficiare della velocità di UFS 4.0, sarà necessario optare per le versioni da almeno 256 GB, disponibili per tutti e quattro i modelli della gamma (Google Pixel 10, 10 Pro, 10 Pro XL e 10 Pro Fold). Come facilmente intuibile, si tratta di una mossa che, di fatto, incentiva l’acquisto dei tagli di memoria più capienti, un po’ come già fanno altri brand che hanno scelto di abbandonare del tutto la versione da 128 GB.

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La vera innovazione è il Zoned UFS: ecco cos’è e per chi è

La vera chicca si nasconde – come sempre, anche in questo caso – nei modelli più costosi. Oltre a UFS 4.0, Google introduce per la prima volta il cosiddetto Zoned UFS (ZUFS).

Questa tecnologia, disponibile esclusivamente sui modelli Pro (Pro, Pro XL e Pro Fold) con 512 GB o 1 TB di memoria, rappresenta un’evoluzione notevole nella gestione dello storage interno dei dispositivi. In parole semplici, il ZUFS organizza i dati in “zone” separate a seconda delle loro caratteristiche e frequenza di utilizzo.

Questo approccio, secondo quanto dichiarato dal produttore SK Hynix nel comunicato stampa dedicato, migliora non solo la velocità di esecuzione delle app (fino al 45% più veloci), ma aumenta anche la longevità della memoria stessa, con un degrado delle performance di lettura/scrittura inferiore del 40% nel tempo.

In altre parole, se l’UFS 4.0 garantisce performance superiori nell’immediato, il Zoned UFS è pensato per mantenere il telefono reattivo e assolutamente affidabile per un periodo di tempo molto più lungo.

La stessa Google ha confermato che questa tecnologia porta a “risposte più veloci e avvii delle app più rapidi”. Si tratta quindi di una funzione premium, pensata per chi cerca il massimo delle prestazioni e vuole che il proprio dispositivo mantenga quella reattività anche dopo anni di utilizzo intenso.

La scelta del taglio di memoria non influenzerà quindi solo quanto spazio avremo a disposizione, ma determinerà in modo diretto la velocità e persino la longevità tecnologica del nostro smartphone. Questa strategia spingerà senza dubbio gli utenti più esigenti verso le configurazioni da 256 GB (a salire) per avere almeno lo standard UFS 4.0, e verso quelle da 512 GB o 1 TB per ottenere il massimo con il Zoned UFS. Resta da vedere se questa frammentazione creerà confusione o se verrà percepita come una giusta differenziazione tra i vari livelli della gamma.