Nel panorama globale della tecnologia mobile, dove l’innovazione corre veloce e l’intelligenza artificiale è ormai diventata protagonista, ci sono ancora luoghi in cui lo smartphone non è semplicemente un dispositivo personale, ma un vero e proprio strumento di controllo ideologico.

È questo il caso di un misterioso smartphone nordcoreano contrabbandato fuori dal Paese, oggetto di un’approfondita indagine da parte della BBC che ne ha messo in luce le inquietanti particolarità progettuali.

Il dispositivo in questione, recuperato da un’organizzazione mediatica con sede a Seul e nota come NK, sembrerebbe a prima vista un comune telefono Android con schermo curvo, ma sotto la superficie si nasconde ben altro: una versione fortemente modificata del sistema operativo, creata non per semplificare la vita dell’utente, bensì per garantire la totale adesione alla linea ideologica del regime di Kim Jong Un.

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Ecco come sono gli smartphone in Corea del Nord

Uno degli aspetti più inquietanti del dispositivo è il comportamento del correttore automatico, apparentemente normale ma in realtà progettato per censurare e correggere ogni possibile traccia culturale della Corea del Sud; per esempio, digitando “Corea del Sud” il termine viene corretto automaticamente in “Stato fantoccio”, mentre il termine “oppa” (che nel Sud è spesso utilizzato per riferirsi affettuosamente al proprio partner) viene trasformato in “Compagno”, con un chiaro riferimento alla terminologia comunista.

In caso di uso scorretto del termine, il sistema mostra anche un messaggio di avvertimento spiegando che “oppa” deve riferirsi esclusivamente a un fratello maggiore, secondo l’interpretazione nordcoreana.

Il tutto non è ovviamente frutto del caso, ma di una precisa volontà politica; come ha spiegato Martyn Williams, esperto di tecnologia nordcoreana presso lo Stimson Center di Washington, “gli smartphone sono ormai parte integrante del modo in cui la Corea del Nord cerca di indottrinare la popolazione“, e l’uso del correttore automatico diventa così uno degli strumenti più insidiosi e capillari per esercitare un controllo linguistico e culturale.

Se tutto ciò non bastasse a rendere inquietante il quadro generale, vale la pena menzionare un altro dettaglio scoperto dagli analisti, il telefono è programmato per catturare automaticamente uno screenshot ogni 5 minuti, senza alcuna notifica per l’utente; le immagini vengono poi archiviate in una cartella nascosta inaccessibile, probabilmente consultabile solo dai membri del governo o da agenti dei servizi di sorveglianza interna. Una funzione che, in altri contesti, verrebbe immediatamente etichettata come spyware o comportamento da malware, ma che in questo caso è parte integrante del sistema.

A livello tecnico lo smartphone analizzato presenta caratteristiche simili ai telefoni di fascia bassa e media venduti in molte aree del mondo, i modelli nordcoreani sono solitamente equipaggiati con 2 GB, 3 GB o 4 GB di RAM, 32 GB, 64 GB o 128 GB di memoria interna, fotocamere posteriori da 8 MP e 13 MP, frontali da 5 MP o 8 MP, e slot MicroSD (fondamentali per la riproduzione clandestina di contenuti multimediali provenienti dalla Corea del Sud).

Nonostante le restrizioni internazionali, il dispositivo sembra assemblato con componenti importate da Cina e Taiwan, un dato che pone interrogativi su come il regime riesca a rifornirsi di componentistica e a mantenere attiva una produzione di telefoni sotto embargo.

Tra i marchi di smartphone presenti sul mercato nordcoreano figurano nomi come Arirang e Pyongyang, brand locali che producono dispositivi su misura per rispettare e rafforzare le politiche interne di sorveglianza e censura.

In conclusione, lo smartphone contrabbandato dalla Corea del Nord rappresenta una testimonianza concreta di come la tecnologia possa essere piegata non all’emancipazione dell’individuo, ma alla sua sottomissione ideologica; in un contesto dove il semplice uso di un termine sbagliato può rappresentare un crimine, anche lo smartphone diventa una prigione tascabile, progettata per monitorare, correggere e punire.