Nonostante questa fastidiosa pratica sia meno in voga rispetto al passato, gli utenti di tutto il mondo non sono ancora riusciti a liberarsene, stiamo parlando del bloatware, fenomeno che costringe gli utenti a trovare preinstallate sui nuovi smartphone tutta una serie di applicazioni inutili. Chi più chi meno tutti i produttori hanno la pessima abitudine di farcire le proprie interfacce con servizi che l’utente non ha mai richiesto, nascondendosi solitamente dietro la scusa di fornire quanto necessario all’utilizzo del dispositivo chiavi in mano.
Tutto ciò deriva a volte da accordi stipulati tra i produttori di smartphone e i fornitori di servizi o sviluppatori di applicazioni, che vedono pubblicizzati i propri prodotti grazie a questa pratica; la cosa veramente fastidiosa, come sappiamo, è che tali applicazioni preinstallate spesso e volentieri non possono essere rimosse, quanto meno non dall’utente comune che non conosce gli strumenti appositi o non vuole addentrarsi in pratiche a lui sconosciute.
In Europa la situazione dovrebbe prendere una piega diversa nel prossimo futuro, se le prime avvisaglie infatti risalgono a fine 2020, più di recente grazie all’approvazione del Digital Market Act, secondo il quale tra le altre cose i produttori di telefoni devono semplificare l’utilizzo di alternative per i loro servizi precaricati e consentire la disinstallazione della maggior parte, la situazione potrebbe cambiare. Ora sembra che qualcun altro voglia seguire l’esempio dell’Europa.
L’India potrebbe seguire l’esempio dell’Europa nella lotta contro il bloatware, obbligando i produttori di smartphone a rendere disinstallabili le applicazioni precaricate
Le indiscrezioni provengono da un rapporto di Reuters che cita funzionari governativi indiani anonimi e descrive dettagliatamente normative e regolamenti non ancora ufficialmente annunciati, lo scopo sarebbe quello di costringere i produttori di smartphone a rendere disinstallabili le applicazioni precaricate sui dispositivi. Non essendoci informazioni certe e ufficiali al riguardo, non è chiaro al momento se possano essere introdotte esenzioni per alcuni tipi di applicazioni, come quelle per la stabilità, la sicurezza e la funzionalità del sistema, come app store, browser, fotocamere e app di pagamento.
Una cosa interessante è che, a giudicare dalle dichiarazioni dei funzionari governativi rimasti anonimi, non sembra che tutto ciò possa avere come scopo principale quello di migliorare l’esperienza degli utenti, il focus principale sarebbe infatti prevenire lo spionaggio e problemi di sicurezza nazionale:
Le app preinstallate possono essere un punto di sicurezza debole e vogliamo assicurarci che nessuna nazione straniera, inclusa la Cina, lo sfrutti. È una questione di sicurezza nazionale.
Non è la prima volta che il governo indiano emana regole nel tentativo di tutelarsi dalla Cina, il rapporto fra le due nazioni non è sicuramente dei migliori e diversi servizi cinesi sono già stati vietati in India per motivazioni analoghe, come TikTok, PubG, AliExpress, WeChat e altre applicazioni. Proprio in virtù di ciò, oltre alla possibilità di disinstallare tutte le applicazioni preinstallate sugli smartphone, sembra che il governo indiano voglia richiedere nuovi controlli di sicurezza che dovrebbero far parte di ogni importante aggiornamento del sistema, il che inevitabilmente porterebbe ad allungare i tempi di rilascio degli aggiornamenti per i dispositivi.
Per il momento si tratta dunque solo di indiscrezioni ma, considerando le presunte fonti interne al governo, potrebbe non mancare molto prima di vedere qualche annuncio ufficiale in merito; pare che, qualora tutto ciò si concretizzasse, il governo indiano darebbe comunque un anno di tempo ai vari produttori per adeguarsi alle nuove normative.
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