Nelle future versioni di Android potrebbero essere introdotte due novità, una in ambito sicurezza e gestione delle password, e l’altra che migliorerebbe la gestione delle app in background.

Sebbene la seconda potrebbe essere accolta già da Android 13, per quanto concerne la prima la situazione appare un po’ più complessa, perché molto dipenderà dal numero di servizi di terze parti che aderiranno. Scopriamo di cosa si tratta.

Addio alle password: benvenute passkey!

L’alleanza FIDO (Fast IDentity Online) è al lavoro per rimpiazzare le password a causa della tendenza delle persone ad utilizzare sempre le stesse o ad utilizzarne di troppo semplici. Sebbene l’autenticazione a due fattori abbia un po’ mitigato queste due tendenze, anche Android e Google preparano il supporto alle passkey.

Qualora queste venissero adottate, l’accesso ad un qualunque servizio web non richiederà più l’immissione di una password (anche quelli che permettano di sfruttare la compilazione automatica): verranno invece sfruttate delle chiavi crittografiche (a coppie) che saranno archiviate sul dispositivo e sul sistema di sincronizzazione in cloud associato al sistema operativo.

Nel caso di Android, infatti, le passkey (che si chiameranno così anche nel mondo Apple) verranno salvate nell’account Google; sappiamo ciò grazie a due stringhe di codice ritrovate all’interno della versione 22.15.14 dei Google Play Services:

<string name=”fido_passkey_welcome_title”>Hello passkeys, goodbye passwords</string>

<string name=”fido_passkey_welcome_text”>Passkeys provide better protection than passwords \u2013 and they\u2019re safely saved in your Google Account. &lt;br/&gt;&lt;a href=%1$s&gt; Learn more &lt;/a&gt;</string>

Queste due stringhe di codice suggeriscono che Google possa dare una bella spinta agli utenti, incoraggiandoli verso l’adozione della passkey: nella prima delle due si può chiaramente leggere “Ciao passkey, addio password” e il tutto è accompagnato dall’immagine riportata di seguito.

Android Passkey in Google Play Services 22.15.14

Per l’utente, sarà fondamentale conoscere la password principale del proprio account Google, specie e soprattutto in caso di cambio del dispositivo: il vantaggio, però, è che a questo punto basterà ricordare un’unica password al posto di un numero considerevole.

Questo è il funzionamento del meccanismo, spiegato direttamente dall’alleanza FIDO:

Durante la registrazione a un servizio online, il dispositivo client dell’utente crea una nuova coppia di chiavi. Conserva la chiave privata e registra la chiave pubblica con il servizio online. L’autenticazione viene eseguita dal dispositivo client che dimostra il possesso della chiave privata del servizio firmando una contestazione.

All’interno dei Play Services i lavori sono ancora in corso: come dicevamo in precedenza, l’adozione delle passkey da parte di app e servizi di terze parti è un grande requisito affinché tutto possa concretizzarsi e diffondersi.

Android migliorerà la gestione delle app in background

Chi non c’è passato almeno una volta? Ad un certo punto del ciclo vitale, qualunque smartphone, chi più, chi meno, inizierà a terminare le app aperte in background, rischiando di far perdere all’utente una intera sessione di lavoro o interrompendo l’arrivo delle notifiche.

Con un prossimo aggiornamento di Android, magari già con l’avvento di Android 13, la musica potrebbe cambiare grazie a una funzione chiamata MGLRU (Multi-Generational Least Recently Used) e già implementata da diverso tempo in Chrome OS, all’interno di un buon numero di kernel tra la versione 4.14 e la 5.15.

Un commit su Android Gerrit mostra che Google abbia aggiunto questa modifica al GKI (Generic Kernel Image) di Android 13, mentre un altro commit, attualmente in fase di revisione, mostra che presto potrebbe essere possibile abilitare la funzione tramite adb.

Aggiungendo questa funzionalità all’interno di Android si raggiungono ben due obiettivi:

  • Viene ridotto del 40% l’utilizzo della CPU da parte del processo kswapd (quello addetto alla gestione della memoria virtuale), liberando molto spazio a potenziale elaborazione.
  • Viene diminuita del 18% la quantità di interruzioni di app in background, donando un vantaggio tangibile anche agli utenti finali.

Un ingegnere di Google afferma che la società ha testato MGLRU su un milione di dispositivi Android, sottolineando i miglioramenti sostanziali osservati, sia in termini di utilizzo della CPU che in termini di applicazioni interrotte anzitempo, con conseguenti miglioramenti delle prestazioni generali e meno lag anche sull’interfaccia utente.

Sebbene la speranza sia quella di vedere questa funzionalità già in Android 13, non è chiaro se Google, almeno inizialmente, avvierà un test circoscritto a pochi beta tester del prossimo sistema operativo prima di introdurla nella versione stabile.

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