I crowler di Google sono costantemente in giro per il web alla ricerca di nuovi contenuti da indicizzare sul motore di ricerca, in uno sforzo infinito che permette ai siti web di pubblicare nuovo materiale ed essere individuati sul motore di ricerca tramite una semplice query – insomma, quello che fanno ogni giorno miliardi di persone quando finiscono sulla pagina di ricerca di Google.

Un bug che mette la privacy a rischio

Esistono però dei contenuti che non dovrebbero essere indicizzati dal motore di ricerca, e normalmente chi si occupa dello sviluppo di siti web è perfettamente conscio che esistono degli appositi tag per indicare a Google di non accedere ad una determinata pagina. In queste ore ci ritroviamo nuovamente a parlare di un singolare bug che riguarda WhatsApp e che rende pubblici le chat di gruppo sul motore di ricerca.

Di questo singolare problema ce ne eravamo occupati a febbraio dell’anno scorso, ed effettivamente l’azienda era tornata celermente sui suoi passi per mettere le cose al loro posto. Ultimamente, però, com’è possibile notare dall’immagine sottostante, sembra che l’applicazione di instant messaging più utilizzata al mondo sia nuovamente interessata dallo stesso identico bug.

whatsapp chat gruppo private ricerca google

Rendendo accessibile ai crowler di Google la parte del server su cui risiedono i gruppi privati di WhatsApp, chiunque potrebbe potenzialmente accedere all’interno di questi gruppi tramite una semplice ricerca sul web. Chiunque abbia mai creato un gruppo su WhatsApp sa bene che il link per accedere alla chat dovrebbe essere privato, non disponibile pubblicamente, proprio per evitare l’ingresso di utenti sconosciuti.

Il ricercatore di sicurezza informatica Rajshekhar Rajaharia sottolinea che ad oggi sono disponibili su Google più di 1500 link per accedere a gruppi privati su WhatsApp, e che l’utilizzo del tag “noindex” all’interno delle pagine web non rappresenta la soluzione definitiva per far sì che esse non vengano più indicizzate da Google.