Il mondo Android è sempre stato, per sua stessa conformazione, particolarmente prono alla frammentazione sia hardware che software. Oltre a ciò, sono sempre stati presenti più produttori che hanno proposto ognuno la propria visione di Android, accentuando la confusione. Lo scorso anno, però, ha visto Samsung prendere il controllo della maggior parte del mercato lasciando le briciole ai numerosi concorrenti, tra cui anche HTC.

Se aziende come ASUS sono state in grado di ritagliarsi una fetta di un mercato come quello dei tablet in cui è possibile differenziarsi parecchio dagli altri con accessori e form factor differenti (esempio: tastiere), altrettanto non è stato per HTC che, operando solamente nel mercato degli smartphone, ha sotto certi punti di vista meno libertà d’azione. Bene o male il formato degli smartphone è uno e il mercato sembra voler premiare solo un certo tipo di approccio, che Samsung ha saputo cogliere, fare suo ed incanalare.

Un aspetto sicuramente interessante è quello della rilevanza del marketing, che si rivela aspetto preponderante nel momento della scelta da parte del cliente del prodotto da acquistare. L’azienda che spende di più in marketing è, non a caso, quella con le vendite maggiori. Il grande paradosso del mondo moderno è che un prodotto può essere il migliore, essere disponibile per tutti ed avere un prezzo magari inferiore alla concorrenza, ma se non ha il supporto di campagne pubblicitarie martellanti è destinato quasi sempre al fallimento. L’esempio è estremizzato, tuttavia sicuramente il One X è uno smartphone che per molti aspetti era superiore al Galaxy S III, ma è stato un flop in termini di vendite.

Il portabandiera di Samsung è invece stato un successo senza precedenti, con più di 50 milioni di pezzi venduti e prodotti di fascia inferiore trainati subito dietro. Alla presentazione del Galaxy S4, tuttavia, molti (me incluso) sono rimasti delusi: al di là dell’auspicato ma mancato cambio di design, il nuovo top di gamma coreano non dà nessun “effetto wow”. Certo, ci sono state migliorie sia dal punto di vista software che dal punto di vista hardware, ma niente che dia la sensazione che ci sia davvero qualcosa di nuovo per cui valga la pena spendere 700 Euro. Il Galaxy S III sembra un’alternativa più che valida. Forse che il Galaxy S4 sia vittima del marketing troppo aggressivo del predecessore?

Il One di HTC, invece, sembra riscuotere unanimemente successi di critica e di pubblico. I preordini sono arrivati a livelli mai visti e sono tantissimi – tra cui anche i nostri utenti, come potete vedere dal nostro sondaggio – a preferire lo smartphone della casa taiwanese. E siamo contenti, da un certo punto di vista, che sia così.

Non siamo contenti perchè siamo fan di HTC o perchè non ci piaccia Samsung; siamo contenti perché, se HTC riesce a riguadgnare fette di mercato, si riapre la partita e torna ad esserci vera competizione – che, non mi stancherò mai di dirlo, è essenziale nel mondo mobile e porta utenti, aziende e mondo mobile in generale a guadagnare sotto più di un aspetto.

La diversità è sempre una ricchezza e non è mai bello quando una parte prevale sulle altre, motivo per cui io sono da sempre sostenitore delle realtà con meno fortuna: se HTC fosse fallita un anno fa, ad esempio, non avrebbe potuto creare la fotocamera ad Ultrapixel che, potenzialmente, potrebbe rivoluzionare il mercato.

Ciò che è importante, dunque, è avere la possibilità di scegliere. Ho sempre sostenuto con forza in più occasioni questo principio e ora più che mai sono convinto che un riequilibrio sia necessario. Con società che falliscono, alternative che scompaiono e preponderanza di certi modelli, sostenere possibilità differenti che possono essere viabili non è affatto una scelta stupida. È, anzi, una scelta che tutela la nostra libertà.

Ricordiamo le parole di Vic Gundotra al Google I/O del 2010:

Ricordo il secondo punto di Andy [Rubin, sul perché di Android]. Affermò che se Google non avesse agito, avremmo affrontato un futuro draconiano, un futuro dove un uomo, una compagnia, un dispositivo, un operatore sarebbe stato la nostra unica scelta. È un futuro che non vogliamo.

Non lo voglio nemmeno io. Voglio poter scegliere, voglio poter – in qualche modo – dire la mia sul mondo. E così come posso dire la mia scrivendo in Rete, è possibile dire la propria anche decidendo di supportare una parte piuttosto che un’altra.

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