Il 5G è al centro di numerose polemiche fin dalla sua nascita e in tempi più recenti è stato tirato in ballo per questioni prive di fondamento, C’è però una situazione nella quale, più o meno indirettamente, il 5G può essere considerato il principale indiziato.

Ci riferiamo all’imponente aumento del prezzo dei cosiddetti flagship, che hanno subito un incremento sostanziale nel corso del 2020, proprio a causa del 5G. Da sempre gli smartphone più performanti del mercato si appoggiano ai chipset sviluppati da Qualcomm, che al momento non sembra avere rivali, almeno per quanto riguarda il mercato Android, in termini di notorietà.

Lo Snapdragon 865

L’evoluzione dei chipset è accompagnata, da sempre, da un incremento dei prezzi che finora era stato relativamente contenuto. Lo scorso anno il prezzo dello Snapdragon 855+ era superiore di 8 dollari (53 dollari contro 45 dollari) rispetto a quello dello Snapdragon 845. In percentuale l’incremento è stato notevole, ma non è stato necessario effettuare particolare cambiamenti al resto della componentistica, cosa che ha permesso di mantenere accettabili i prezzi.

Con lo Snapdragon 865, il chipset di riferimento per tutti i top di gamma del 2020 le cose sono cambiate in maniera radicale. Oltre a un nuovo aumento dei prezzi (Lei Jun di Xiaomi parla di 70 dollari al pezzo, oltre il 30% in più dello Snapdragon 855+), i produttori hanno dovuto fare i conti con una scelta particolare di Qualcomm.

Il chipmaker di San Diego ha infatti deciso di non integrare alcun modem all’interno della nuova piattaforma mobile, nemmeno quello 4G, costringendo di fatto i produttori ad affrontare spese ulteriori per l’integrazione del modem. La scelta è ovviamente ricaduta sullo Snapdragon X55, dotato di connettività 4G e 5G, con un inevitabile aumento dei costi.

Secondo alcune stime il costo complessivo dello Snapdragon 865 è di 81 dollari, ai quali vanno aggiunti 26,50 dollari per il modem e 33,50 dollari per antenne e altri componenti. Si arriva così a 141 dollari, un grosso incremento rispetto allo scorso anno.

Va detto che tale cifra non giustifica, almeno da sola, il forte incremento dei prezzi nei flagship 2020 ma dobbiamo fare un altro ragionamento. La necessità di fare spazio a un numero maggiore di componenti ha costretto i produttori a realizzare smartphone più grandi e spessi. Ecco dunque arrivare display sempre più grandi e definiti (e costosi), batterie più capienti, un maggior numero di sensori fotografici per sfruttare le capacità del nuovo chipset, il tutto, ovviamente, a discapito del prezzo.

Ecco dunque che la fascia premium, che fino allo scorso anno veleggiava intorno ai 1.000 euro, ha visto quest’anno una decisa impennata che ha portato i modelli più costosi ad arrivare a 1.400 euro. Tutto questo ha ovviamente inciso in una categoria di prodotti che negli ultimi anni aveva fatto del prezzo il proprio vanto e la propria arma vincente: i flagship killer.

La fine dei flagship killer?

Il termine flagship killer è stato coniato per la prima volta con OnePlus One, smartphone che puntava tutto sulle prestazioni pure, in linea con quelle dei top di gamma dello stesso periodo, con un prezzo decisamente inferiore. OnePlus ha costruito la propria notorietà proprio su questo fatto, garantendo prestazioni spesso superiori alla concorrenza, a discapito di alcune componenti, evolutesi poi nel tempo. Ecco che le prime generazioni avevano schermi di bassa qualità, una costruzione non sempre impeccabile e un comparto fotografico che, pur se buono, non poteva essere paragonato a quello dei modelli più costosi.

Un altro esempio di flagship killer è stato POCOPHONE F1, lanciato a un prezzo particolarmente aggressivo e in grado di offrire prestazioni velocistiche assolute, a fronte di una qualità costruttiva da rivedere e di un comparto fotografico decisamente non all’altezza.

La stessa Xiaomi ha sempre fatto del prezzo il suo cavallo di battaglia, basti pensare a Xiaomi Mi 9, venduto lo scorso anno a meno di 500 euro e che aveva come unica pecca un comparto fotografico da rivedere. Quello di Xiaomi è forse l’esempio più chiaro, visto che il prezzo di Xiaomi Mi 10 è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Certo, è cresciuta la dimensione dello schermo, è nettamente migliorato il comparto fotografico, ora all’altezza di un top di gamma e la batteria ha raggiunto una capacità adeguata. La presenza di altre soluzioni, come lo speaker stereo e il modem 5G, hanno contribuito al cambio di prezzo, più che raddoppiato se prendiamo in considerazione la variante Pro.

Ecco dunque che nel 2020 sembrano di fatto scomparsi i flagship killer, visto che il loro prezzo è decisamente aumentato rispetto al passato. nel caso di OnePlus, ad esempio, abbiamo avuto una crescita graduale, con un incremento costante nel tempo che quest’anno si è fatto più marcato, specialmente con OnePlus 8 Pro.

Siamo dunque di fronte alla fine di un periodo fortunato per quegli utenti che volevano assicurarsi smartphone dalle prestazioni assolute senza spendere cifre folli, consapevoli di dover rinunciare ad alcune caratteristiche che per molti non sono fondamentali? La risposta non è così scontata come si potrebbe pensare, ma prima è necessario effettuare altre valutazioni.

Il 5G nella terra di nessuno

Prima di capire se l’avvento del 5G è destinato a segnare la fine della storia dei flagship killer, dobbiamo capire la reale utilità di avere una connessione 5G. Non parliamo dell’utilità delle reti 5G, che va ben oltre un semplice aumento della velocità di navigazione, quanto piuttosto della necessità di avere in questo momento smartphone che supportano una tecnologia ancora così poco diffusa.

È fuori discussione che il marketing abbia spinto in maniera a volte esagerata verso l’adozione del nuovo standard di rete, un passo quasi obbligato per sostenere la crescente domanda di connettività. Il fatto è che il 5G, allo stato attuale delle cose, è quasi inutile per uno smartphone. Sono pochi i Paesi che dispongono di una rete 5G dignitosa, nella maggior parte dei mercati non sono ancora partite le aste per l’aggiudicazione delle frequenze e le reti 4G stanno raggiungendo solo ora la piena maturità.

Per i top di gamma la scelta del 5G è di fatto obbligata, visto che chi cerca il meglio del mercato vuole tutto, senza compromessi. Ma cosa dire di chi cerca prestazioni al top senza per questo avere necessità di connessioni ultra veloci e altre soluzioni che finiscono solamente per incidere sul prezzo finale?

Ecco dunque che si apre una nuova interpretazione a quella che pare una naturale evoluzione della specie piuttosto che una estinzione di massa.

Fine reale o cambio di paradigma?

Da una parte dunque abbiamo un fatto ineluttabile: i flagship killer, così come sono nati, sono di fatto scomparsi. È impossibile acquistare uno smartphone con il migliore chipset sul mercato, lo Snapdragon 865, e pensare di pagarlo meno di 400 euro, cosa che in passato invece è stata possibile con i migliori chipset.

Lo abbiamo visto con OnePlus 8 (il cui prezzo parte da 719 euro) e presto lo vedremo anche con POCOPHONE F2 il cui prezzo di vendita, pur se contenuto rispetto ad altri produttori, sarà decisamente superiore rispetto a quello del modello originale (329 euro in Italia).

Anche Xiaomi, i cui top di gamma sono sempre stati tra i più economici, ha cambiato passo per adattarsi ai veri top di gamma, ma va detto che i modelli precedenti non sono mai stati considerati dei flagship killer, quanto piuttosto dei top di gamma “mancati”.

Con il prezzo dei top di gamma che cresce a ritmi davvero esagerati, ecco che l’aumento di prezzo dei modelli ritenuti finora dei flagship killer può essere visto in un’ottica diversa. Sicuramente il prezzo è cresciuto ma va tenuto conto del miglioramento della qualità costruttiva de di alcune componenti fondamentali, come il comparto fotografico.

Se paragonato a un modello come Samsung Galaxy S20 Ultra, ecco che OnePlus 8 Pro acquisisce tutt’altro valore, visto che offre prestazioni molto simili con un prezzo inferiore di circa 500 euro, decisamente tanti.  Lo stesso POCOPHONE F2, che a quanto pare potrebbe essere un rebrand di Redmi K30 Pro Zoom Edition, dovrebbe garantire una scheda decisamente migliore, in termini assoluti, del predecessore, a un prezzo però più che doppio rispetto a POCOPHONE F1.

Vista così la situazione, sembra abbastanza chiaro il cambio di paradigma: i flagship killer non sono scomparsi, si sono semplicemente evoluti e sono più allettanti che mai, visto che ora offrono prestazioni paragonabili alla fascia ultra premium offrendo però un risparmio sostanzioso.

Ma cosa dovrebbe fare quella fascia di utenti che non è disposta a spendere cifre folli ogni anno per avere un prodotto di ottima qualità? La risposta più semplice è quella di rivolgersi a prodotti di fascia inferiore: prodotti come lo Snapdragon 730 (senza chiamare in causa il 765 con la sua connettività 5G) consentono di avere ottime prestazioni a prezzi decisamente abbordabili.

Come accadeva per i vecchi flagship killer vanno messe in conto alcuni inevitabili compromessi, soprattutto per quanto riguarda i materiali, la qualità costruttiva e il comparto fotografico. Questo però non risolve la questione legata a quegli utenti che vorrebbero il top dal punto di vista delle prestazioni velocistiche, che vorrebbero dunque il miglior processore sul mercato.

Va detto che questa categoria di utenti ha la tendenza a non cambiare smartphone ogni anno, come si è visto con POCOPHONE F1 e con numerose varianti degli smartphone OnePlus. Ecco dunque che spendere 8-900 euro con la prospettiva di avere uno smartphone dalla potenza elevata, in grado di supportare le reti mobili di nuova generazione anche fra 2-3 anni (quando la loro diffusione dovrebbe aver raggiunto un livello accettabile) garantendo allo stesso tempo un’ottima qualità costruttiva e prestazioni al top, potrebbe non essere un’idea così assurda.

Così poco assurda da diventare quasi migliore dell’idea di acquistare un top di gamma dell’anno precedente, diventata ormai prassi comune per chi cerca ottime prestazioni senza spendere cifre esagerate. Acquistare oggi un Samsung Galaxy S10, uno Xiaomi Mi 9, uno OnePlus 7T Pro o uno Huawei P30 Pro, ha indubbiamente i suoi vantaggi: sono prodotti ancora attuali in termine di prestazioni pur se con alcune caratteristiche inferiori rispetto ai modelli attuali.

Non va trascurato però l’aspetto degli aggiornamenti, visto che un modello vecchio di un anno sarà supportato meno rispetto a uno smartphone nuovo. E per finire l’aspetto connettività, per quanto marginale per alcuni: acquistare ora uno smartphone con supporto alle reti 5G significa avere un dispositivo in grado di sfruttare le nuove reti quando saranno affermate, potendo contare su schermi più grandi (anche se per molti questo non è un plus), batterie più capienti e in generale prestazioni migliori.

Ecco dunque perché possiamo affermare che i flagship killer non sono morti e che non è stato il 5G ad “ucciderli”. Piuttosto il 5G è stata la causa, più o meno naturale, di un processo evolutivo che li ha portati a crescere considerevolmente di prezzo, continuando però a rimanere decisamente più convenienti rispetto ai top di gamma assoluti, i cui prezzi sembrano ai più fuori controllo.

Nota: questo è un editoriale e, in quanto tale, rispecchia l’opinione di chi scrive senza voler assumere carattere di notizia oggettiva o di cronaca dei fatti. Esso è un articolo in cui vengono esposte le opinioni personali dello scrivente e, in quanto tale, non è oggettivo e può essere contrario all’opinione di chi legge. Invitiamo tutti i lettori a commentare tramite gli appositi strumenti nel rispetto del pensiero altrui.