Un fugace sguardo in camera, nemmeno il tempo di individuare il sensore e la transizione è bella che eseguita. Il sistema di pagamento tramite riconoscimento facciale in Cina è ormai parte della quotidianità, si può trovare infatti ovunque dai bancomat per ritirare contante (ormai utilizzato soltanto dai più anziani) ai distributori di cibo o qualsivoglia gadget, dai grandi supermercati fino ai minimarket.

Le postazioni per sfruttare il volto come password biometrica si stanno moltiplicando a grande velocità nel paese-continente asiatico. Come per tutti i pagamenti digitali, anche qui la fanno da padrona due vettori come WeChat di Tencent e AliPay di Alibaba. Come funzionano e quali sono le differenze?

Che cos’è il pagamento con riconoscimento facciale

Come si può facilmente intuire, questa tecnologia sfrutta una videocamera che inquadra ad alta risoluzione il volto per riconoscere i tratti che contraddistinguono il viso (occhi, naso, labbra, struttura ossea, orecchie, ecc…) e utilizzandoli come se fosse una parola chiave. Insomma, nessuna differenza con la lettura dell’impronta digitale né dell’iride oppure della retina. Si passa da una serie di pattern legati al corpo umano che restituiscono una chiave e una soltanto di “sblocco”.

In questo caso, tutto passa dalla registrazione che può avvenire dallo smartphone attraverso l’applicazione desiderata – WeChat o AliPay, appunto – oppure direttamente dal POS abilitato. Sarà scattata una fotografia ad alta risoluzione che recupererà tutte le informazioni poi per i successivi sblocchi.

Piccola curiosità: non ci sono timer né avvertimenti dell’otturatore che sta per attivarsi, dunque molto spesso si sarà presi alla sprovvista. Poco male, se l’immagine non è sufficientemente chiara si dovrà riscattare. E con buona pace di chi vuole registrare una propria foto decente.

Il filtro bellezza con AliPay

Delle due, soltanto AliPay per il momento ha introdotto il filtro bellezza all’interno del proprio sistema di riconoscimento facciale per i pagamenti. La richiesta è arrivata a gran voce dagli utenti (non soltanto le utenti, questo è importante) che non si piacevano molto quando si vedevano ritratti nell’immagine sul touchscreen del POS per il riconoscimento.

A scanso di equivoci, il filtro bellezza è soltanto una “maschera” dato che al di sotto ci sarà sempre il volto reale che continuerà a essere il punto di riferimento per lo sblocco biometrico della transazione. Insomma, un contentino cosmetico visto che ormai più nessuno in Cina scatta selfie senza ritoccarsi più o meno pesantemente. Per ora WeChat fa orecchie da mercante, non è escluso che possa adeguarsi nel futuro prossimo.

Dove si può utilizzare

Premesso che il riconoscimento facciale è ampiamente utilizzato in Cina da tempo, soprattutto dagli organi di sicurezza con un margine di errore che si sta sempre più assottigliando. Tra i primi progetti di pagamento che sfruttano dettagli del riconoscimento facciale c’è stato quello di un KFC nella città di Hangzhou a pochi passi dalla sede di Alibaba che ha promosso l’iniziativa Smile to Pay con il volto come password biometrica nel 2017.

Da quel momento si è espansa a macchia di leopardo coinvolgendo le principali banche come Bank of China o China Construction Bank; ospedali come il Jiangxi People’s Hospital per pagare i servizi erogati; metropolitane come quella di Pechino al posto dei biglietti e farmacie come quella di Zhangzhoungjing. Sfruttando il volto, ma non per pagare, è possibile effettuare i controlli di sicurezza presso l’aeroporto di Shanghai Hongqiao e check-in in diversi hotel della catena Marriott. Altrettanto interessanti, seppur più marginali, i sistemi di autenticazione dei guidatori di Didi (l’Uber cinese) e per ricevere carta igienica presso il Tiantan Park di Pechino.

Alipay vs WeChat Pay, il pagamento digitale

Come anticipato, Alipay e WeChat e si sono divisi il mercato dei sistemi di pagamento digitale tramite smartphone. Il funzionamento è molto semplice perché passa attraverso un codice QR e due possibili vie. La prima è quella di effettuare la scansione del codice dell’esercente o di un altro utente al quale inviare denaro, mentre la seconda è mostrare il proprio codice QR personale che sarà scansionato dal lettore del POS di un negozio per prelevare direttamente la somma.

In entrambi i casi sarà richiesta una conferma da parte di chi versa con una sequenza numerica (codice PIN) oppure scansionando l’impronta digitale. Un sistema comodissimo e molto veloce, che non è limitato a piccole somme, visto che nella teoria si possono acquistare anche beni piuttosto costosi come automobili. Insomma, proprio come una carta di credito vera e propria. I fondi possono essere prelevati dal proprio conto bancario che deve essere per forza di cose cinese (o americano, ma viste le frizioni con Trump potrebbe essere presto eliminata questa possibilità).

I soldi possono anche essere trasferiti da un utente all’altro tramite Pacchetto Rosso con una dedica oppure con un semplice trasferimento; in questo caso AliPay non chiede conferma mentre WeChat può anche consentire a chi riceve di rifiutare.

Alipay vs WeChat Pay, il pagamento con riconoscimento facciale

I due player si sono spostati subito sulla nuova tecnologia approcciandola in modo sostanzialmente identico, fatto salvo per la procedura di fruizione del servizio. Alipay è quello dei due che funziona indubbiamente meglio dato che – una volta registrati – sarà necessario soltanto mostrare il proprio volto e il gioco è fatto. WeChat chiede come secondo livello di sicurezza il numero di cellulare, rendendo il tutto più macchinoso e meno leggero persino del pagamento con codice QR.

Tuttavia, dato che WeChat è diventato il software “nazionale” è anche quello più diffuso soprattutto visto il livello di penetrazione tra anziani. Nei Carrefour sparsi per il territorio, che recentemente si sono tutti attrezzati per il pagamento con il riconoscimento facciale, le postazioni WeChat sono il doppio di quelle AliPay mediamente.

Conclusioni

Tutto molto bello, insomma, ma quanto è davvero qualcosa di comodo? Citando l’Avvocato Agnelli in merito a Zinedine Zidane, “È più divertente che utile”. Una volta tolti i vari passaggi intermedi e aperto al solo riconoscimento del volto allora sarà davvero un metodo fantastico, ma così è nettamente battuto dal caro e vecchio codice QR.

Sull’eventuale sbarco in Italia di questa tecnologia c’è da mettersi il cuore in pace: vista l’attenzione per privacy e trattamento dei dati personali ne passerà acqua sotto i ponti. Ma tutto sommato non è una mancanza così dolorosa.