Il mercato degli smartwatch continua a vivere di accese competizioni e, in questo ambito così concorrenziale, Samsung ha deciso di tracciare una linea netta tra la sua filosofia produttiva e quella dei marchi cinesi, notoriamente tra gli operatori più agguerriti.

E così, nonostante il Galaxy Watch8 sia stato lanciato appena un mese fa, l’azienda sudcoreana ha già rivelato di essere al lavoro sui modelli successivi, evidenziando un’intensità strategica molto diversa da quella adottata dalla restante concorrenza asiatica.

I piani di Samsung: cosa ha detto in conferenza stampa

Durante una recente conferenza stampa, Samsung ha illustrato in modo chiaro qual è la sua visione del mercato degli smartwatch, contribuendo a tracciare un solco con le sue controparti cinesi.

Mentre i produttori di Pechino puntano principalmente ad aumentare la loro quota di mercato attraverso dispositivi contraddistinti da batterie dalla durata sempre più notevole (spesso tra i 7 e i 10 giorni) Samsung sembra aver imboccato un sentiero diverso.

L’azienda di Seoul sta infatti privilegiando quello che ha definito essere un approccio “high quality“, concentrandosi sull’esperienza utente e sulla longevità del dispositivo nel tempo. Una filosofia che a sua volta si traduce in una maggiore attenzione alla qualità costruttiva e alle prestazioni costanti durante tutto il ciclo di vita del prodotto.

La differenza fondamentale tra i due approcci è insita nelle scelte tecnologiche. I dispositivi cinesi raggiungono autonomie superiori utilizzando chip a basso consumo energetico, una presa di posizione che però comporta inevitabilmente dei compromessi in termini di potenza di calcolo e fluidità dell’interfaccia.

Samsung, al contrario, ha optato per processori più performanti che, pur richiedendo più energia, garantiscono un’esperienza d’uso più reattiva e sofisticata. L’azienda adotta così una scelta tecnica che riflette una diversa interpretazione di cosa debba essere uno smartwatch: per l’azienda sudcoreana, non più un mero dispositivo per il fitness con lunga autonomia, ma un vero e proprio computer da polso capace di operazioni complesse.

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L’attenzione per la salute

In tutto ciò, Samsung sta confermando l’attenzione costante per quello che è da tempo uno dei suoi massimi punti di forza, il comparto salute, dove l’azienda ha investito massicciamente negli ultimi anni. Il Galaxy Watch8 ha, per esempio, introdotto funzionalità avanzate come l’indice di antiossidazione, che misura i livelli di carotenoidi nell’organismo, composti naturali presenti in frutta e verdura colorata la cui carenza può essere indicativa di alcuni problemi di salute.

Un’altra innovazione significativa è stata la misurazione del carico vascolare, che analizza lo stress subito dall’organismo durante il sonno, fornendo informazioni più precise sulla qualità del riposo rispetto al semplice conteggio delle ore dormite. Le funzionalità sono state rese possibili grazie all’integrazione di biosensori sofisticati, frutto di oltre cinque anni di ricerca e sviluppo e milioni di dollari di investimenti, che hanno permesso all’azienda sudcoreana di distinguersi dai concorrenti cinesi.

Ulteriori investimenti si stanno concentrando sulle prossime generazioni di device: Samsung lavora generalmente con una pianificazione quinquennale, e attualmente i suoi team di sviluppo stanno già definendo le caratteristiche dei Galaxy Watch9 e 10.

Il futuro del mercato wearable

Oltre che sul breve termine, la battaglia tra Samsung e i produttori cinesi sembra spostarsi anche sul piano più prospettico, con diverse interpretazioni che stanno emergendo sul lungo periodo. Da un lato troviamo infatti dispositivi orientati all’efficienza energetica e ai prezzi competitivi, dall’altro prodotti che puntano sull’innovazione tecnologica e sulle funzionalità avanzate per la salute.

È molto probabile che per diverso tempo il mercato degli indossabili continuerà a essere caratterizzato da questa dualità, con consumatori che dovranno scegliere tra l’autonomia prolungata e le funzionalità più sofisticate. Samsung sembra convinta che, nel lungo periodo, la qualità e l’innovazione tecnologica prevarranno sulla semplice durata della batteria, puntando su un pubblico disposto a ricaricare più frequentemente il proprio dispositivo in cambio di prestazioni superiori e funzionalità sanitarie all’avanguardia. Il tempo ci dirà se ha avuto ragione.