Ad inizio estate si era alzata aria di tempesta su Xiaomi: infatti, pareva che gli smartphone del produttore di Pechino collezionassero informazioni personali sull’utente, spedendole poi ai server cinesi. Il tutto era poi passato in secondo piano, dopo che Xiaomi aveva garantito di sistemare la situazione tramite un aggiornamento software.

A riaccendere l’attenzione ci pensa il Taiwan NCC (National Communication Commission, equivalente all’FCC), visto che ieri ha affermato come gli smartphone Xiaomi potrebbero continuare ad inviare dati personali in Cina. Infatti, l’azienda offre un servizio gratuito che scarica un antivirus dai server cinesi, effettua una scansione del dispositivo, e poi rimanda i dati indietro ai server: visto che Xiaomi non informa chiaramente  l’utente di questa particolare operazione, l’NCC la considera a tutti gli effetti una violazione della sicurezza delle informazioni.

L’NCC ha annunciato che continuerà a tenere sotto osservazione gli smartphone in questione, e che i risultati non saranno inviati solo a Xiaomi, ma saranno anche resi pubblici.

Vero o meno che dati personali vengano così collezionati da Xiami, l’NCC crede che l’azienda dovrebbe chiedere l’autorizzazione all’utente prima di effettuare questo tipo di servizi, salvaguardando il diritto dell’utente a dire “no, grazie”, e su questo non possiamo che essere d’accordo.

Continueremo a tenervi informati sulla vicenda.

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