Se pensate che in estate gli operatori telefonici siano impegnati solamente a trovare un modo per accaparrarsi nuovi clienti vi sbagliate. Devono anche rispondere del loro operato all’AGCOM, il Garante per le comunicazioni, che tiene sotto controllo la situazione e bacchetta le compagnie più indisciplinate.
Stavolta è il turno di TIM e Wind, multate rispettivamente di 410 000 e 455 000 euro per aver adottato pratiche commerciali scorrette riducendo il periodo di rinnovo delle tariffe vecchie telefoniche da 30 a 28 giorni. Secondo AGCOM l’operazione è stata aggravata dal fatto di aver modificato alcune opzioni mobili abbinate alla vendita rateale di prodotti, prevedendo il pagamento in un’unica rata delle rate residue per coloro che intendessero recedere dal contratto.
L’imposizione delle nuove offerte ha comportato di fatto un aggravio economico sia per chi ha accettato la variazione, e si ritrova sostanzialmente a pagare 13 mensilità invece di 12, sia per chi ha preferito recedere e ha dovuto sostenere costi aggiuntivi per passare ad un altro operatore, come nel caso di alcuni clienti TIM.
Le grane legali per TIM non finiscono qui visto che AGCOM ha aperto un nuovo fascicolo relativo alle clausole vessatorie contenute sia nei moduli di contratto utilizzati fino al 30 giugno sia nei nuovi moduli. In particolare si osserva “un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi derivanti dal contratto. I profili di vessatorietà rilevati sembrano permanere anche sulla base della lettura e dell’interpretazione delle clausole alla luce del contesto complessivo dell’intero contratto per adesione in cui sono inserite”.
Le associazioni di categoria e dei consumatori hanno ora trenta giorni di tempo per inviare i propri contributi a sostegno della causa, illustrando le loro specifiche esperienze.