I problemi relativi all’utilizzo improprio dei call center è una questione che abbiamo affrontato più volte, addirittura a fine 2017 quasi a rimarcare quanto sia vecchia la pratica adottata da alcune aziende importanti all’interno del panorama mobile italiano. In queste ore l’AGCOM dichiara di aver accettato le proposte da parte di TIM per quanto riguarda l’attivazione di tavoli tecnici per stabilire le linee guida necessarie al corretto utilizzo dei call center e alla tutela dei dati personali dei consumatori.

La questione parte diversi anni fa, quando numerosi utenti lamentavano numerose chiamate da parte di operatori call center che si spacciavano per TIM e che spingevano i clienti a tornare con l’operatore mobile italiano. A seguito di numerose verifiche da parte dell’AGCOM, si è finalmente accertato la presenza di tale pratica scorretta nonostante TIM si dichiarasse completamente estranea – si è inoltre dichiarata parte lesa in una successiva denuncia.

Dopo aver accertato l’assenza di evidenze oggettive circa il presunto comportamento scorretto di TIM in tale pratica, l’AGCOM ha deciso quindi di accettare gli impegni che l’azienda seguirà per combattere questi fenomeni. La compagnia italiana si assume inoltre l’obbligo di cambiare le pratiche di provisioning in modo da individuare per tempo una illegittima fuga di dati.

L’autorità esaminerà il lavoro di TIM per un periodo di tre anni tramite un gruppo di lavoro appositamente creato, il tutto per creare un ambiente che spinga verso l’utilizzo di regole certe da parte di call center qualificati.

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