È arrivato il momento di Pixel Watch 4: annunciato a fine agosto, arriva solo ora ufficialmente sul mercato. È l’evoluzione naturale del modello precedente, con WearOS 6 e il debutto del Material 3 Expressive Design anche nel mondo dei wearable. Le novità non sono solo estetiche: cambia l’hardware con un nuovo display, un processore rinnovato e una batteria più capiente, tante novità pur senza rivoluzioni per rimanere un riferimento nel settore. Scopriamolo insieme in questa recensione.

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Video recensione di Google Pixel Watch 4

Design e materiali

Sono confermate anche quest’anno due versioni da 41 e 45 mm: noi abbiamo provato la più grande. A colpo d’occhio sembra identico al precedente, ma osservandolo meglio emergono alcuni affinamenti. Sotto, il raggio di curvatura dei bordi è leggermente più ampio così da farlo sembrare più sottile al polso, anche se lo spessore resta di 12,3 mm. Sopra, invece, cambia molto: non è più solo il vetro a essere stondato, ma anche il display Actua 360 che curva leggermente ai bordi e con le watchface studiate ad hoc da Google l’effetto è davvero scenografico.

È uno smartwatch resistente all’acqua con certificazione IP68 e fino a 5 ATM, ma i materiali non cambiano rispetto allo scorso anno: troviamo Gorilla Glass 5 (niente zaffiro, che con questa curvatura sarebbe stato complicato adottare) e una cassa in alluminio riciclato al 100%. Google non abbraccia quindi materiali più “nobili” come acciaio o titanio, ormai diffusi nel mondo dei wearable.

Il cinturino in fluoroelastomero è di buona qualità, anche se non tra i più comodi che abbiamo indossato. Il catalogo di alternative originali è ampio, ma parte da 59€; per fortuna non mancano opzioni compatibili di terze parti. Quanto alla resistenza: il vetro curvo fa impressione, ma Gorilla Glass 5 è tosto. Dopo diverse settimane d’uso il nostro esemplare è ancora privo di graffi evidenti.

Il peso: solo 37 grammi, pochissimi, soprattutto per la versione da 45 mm, nonostante poi l’aumento della capacità della batteria. Sotto questo punto di vista un plauso a Google, che giustamente considera prioritaria l’ergonomia e la comodità di utilizzo di un dispositivo pensato per essere indossato 24/7.

Display

Una menzione speciale va al nuovo pannello Actua 360, LTPO AMOLED, a nostro parere l’aggiornamento più convincente rispetto al modello precedente.

La luminosità di picco sale a 3000 nit, un balzo notevole rispetto allo scorso anno. La variante da 45 mm monta un display da 1,4″, mentre quella da 41 mm scende a 1,2″, in entrambi i casi la densità è di 320 ppi, vale a dire una risoluzione di 456×456 pixel sul modello più grande e 408×408 pixel su quello più compatto.

È uno schermo davvero riuscito, capace di mascherare quasi del tutto le cornici, ridotte, sì, ma ancora generose, grazie a un’interfaccia pensata con intelligenza, fatta di sfondi completamente neri e l’AMOLED che uniforma il tutto. Risultato, un colpo d’occhio pulito e moderno. Nel pacchetto pesa molto anche la leggerissima curvatura, che con le watchface giuste crea un effetto “tutto schermo” molto gradevole.

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Caratteristiche tecniche e sensori

Pixel Watch 4 è uno smartwatch moderno e pienamente al passo coi tempi. Arriva in due varianti: una con LTE (in Italia compatibile solo con Vodafone) e una solo Bluetooth. A bordo c’è il Bluetooth 6, Wi-Fi ax con supporto alle bande 2,4 e 5 GHz, chip NFC per i pagamenti e, novità di quest’anno, comunicazione satellitare per gli SMS di emergenza, disponibile esclusivamente sul modello LTE. Il GNSS è a doppia frequenza con supporto ai sistemi GPS, Galileo e GLONASS.

Sotto la cassa lavora lo Snapdragon Wear 5 di seconda generazione, affiancato da un Cortex M55 dedicato alle attività di raccolta e gestione dei dati salute, la memoria RAM è da 2 GB, mentre lo spazio di archiviazione è da 32 GB eMMC.

L’elenco dei sensori è lunghissimo: bussola, altimetro, cardio con SpO₂, ECG, accelerometro a tre assi, giroscopio, sensore di luce ambientale, sensore di conduttanza cutanea, sensore di temperatura cutanea, barometro e magnetometro.

Tra le novità spiccano anche uno speaker integrato più potente, il microfono migliorato e un nuovo motore di vibrazione, ancora più preciso e “dinamico”.

Batteria e ricarica

Le batterie sono da 325 mAh sul 41 mm e 455 mAh sul 45 mm, leggermente più grandi dei modelli 2024 (307 mAh e 420 mA). Non cambia molto in termini di autonomia, nonostante anche l’aggiornamento della piattaforma hardware: ci si attesta, verificate da noi, su circa 35 ore (40 ore dichiarate) con il modello da 45 mm e AOD attivo, mentre Google dichiara 30 ore sul 41 mm ma non l’abbiamo potuto provare sul campo.

Il vantaggio del modello più grande è che non ci sono problemi a tracciare per intero le 24 ore, giorno più notte seguente, inserendo magari una sessione di allenamento da un paio d’ore e senza sacrificare alcuna funzionalità. Certo siamo lontanissimi dall’autonomia garantita dai modelli con OS proprietario (i vari Amazfit e Huawei per esempio), però complessivamente non andiamo troppo male, anche perché un ulteriore miglioramento è arrivato sulla base di ricarica, completamente riprogettata e ora capace di portare da 0 a 100 % l’orologio in 60 minuti e da 0 a 50% in appena 15 minuti.

Software e funzionalità

Il vero valore aggiunto di Pixel Watch 4 è il software: qui troviamo WearOS 6, con la promessa di un supporto costante almeno fino a ottobre 2028. Debutta il Material 3 Expressive Design anche al polso e, sorprendentemente, rende persino meglio che su smartphone. Ogni sezione dell’interfaccia è rifinita, fluida e rapida, piena di micro-animazioni e, soprattutto, altamente personalizzabile: basta cambiare watchface (tutte molto curate, quelle preinstallate) perché tema, accenti e layout si adattino di conseguenza. Ogni quadrante offre molteplici combinazioni di colori e complicazioni.

Le notifiche sono state ripensate: più chiare, più gradevoli da vedere, con anteprime immagini in alta risoluzione e transizioni “a schede” fluide. Anche i dettagli contano: muoversi su Google Maps è semplice e scorrevole, laddove su altri smartwatch può diventare frustrante. C’è un leggero feedback aptico a sottolineare le interazioni, ci sono widget riassuntivi nella home che si aggiungono e rimuovono al volo: nel quotidiano è un piacere usarlo ed è, senza mezzi termini, la chicca di Pixel Watch 4 anche rispetto ad altri Wear OS.

In più, il disegno del software dialoga con quello dell’hardware: forme circolari, curvature e giochi di luce del vetro trovano una naturale continuità nell’interfaccia, per un risultato coerente e appagante.

In termini di funzionalità il discorso è presto fatto, si tratta di un WearOS, perfettamente integrato con Android ma anche indipendente grazie alle tantissime applicazioni che si possono installare dal Play Store, dal monitoraggio delle attività sportive alla funzionalità smart. C’è di tutto e di più e l’orologio può adattarsi alle esigenze dell’utente anche più esigente. Con WearOS 6 poi arriva Gemini richiamabile semplicemente con un “raise”, cioè ruotando il polso e iniziando a parlare naturalmente con l’AI. Funziona bene ma occorre eseguire in modo preciso e ben definito il gesto: bisogna un attimo abituarsi ma effettivamente è una gran cosa e, a differenza di quel che accadeva con Google Assistant, ci siamo trovati più e più volte ad interrogare Gemini “al volo” per le più disparate questioni. Gemini non ha perso le capacità del suo antenato, sa gestire alcuni parametri dell’orologio (alza la luminosità, controlla volume, spegni sveglia ecc.) e può anche interagire con le App (manda un messaggio su WhatsApp, fai partire un allenamento e così via).

Sport e salute

Google adotta un approccio integrato alla salute: niente numeri “a spot”, ma raccolta continua in background con avvisi solo quando serve. Cardio, SpO₂, stress, tutto viene monitorato automaticamente e ricondotto a report chiari, con una lettura olistica dello stato fisico. Le statistiche si costruiscono soprattutto di notte, quando il corpo è fermo e si possono effettuare più rilevazioni riducendo gli errori. Resta invece disponibile l’ECG tramite app dedicata.

Capitolo sicurezza: con cinque pressioni rapide sulla corona si attiva la chiamata di emergenza; si può scegliere se contattare un numero personale o i servizi di emergenza, impostando più contatti in cascata (se il primo non risponde, passa al successivo). C’è il rilevamento degli incidenti con chiamata automatica e invio delle coordinate GPS, il rilevamento dell’assenza di battito (attivo anche in Italia) e la rilevazione delle cadute con chiamata di emergenza. Sulla versione LTE sarà disponibile anche l’SOS satellitare, funzione che però al momento non è abilitata in Italia.

Venendo allo sport il GPS a doppia frequenza è più preciso e il riconoscimento automatico delle attività è stato affinato. Per la bici c’è una modalità dedicata che può mostrare i dati principali direttamente sullo schermo dello smartphone, trasformandolo all’occorrenza in un ciclocomputer. Per il resto troviamo il consueto monitoraggio di tantissimi sport, con un focus particolare sulla corsa: coach integrato, 6 mesi di Fitbit Premium inclusi per allenamenti personalizzati e, anche senza Premium, molte funzioni utili per i runner, con tante metriche e una programmazione proattiva degli allenamenti in base agli obiettivi.

In conclusione

Siamo alle battute finali della recensione di Google Pixel Watch 4, proposto a partire da 399 Euro per la versione da 41 mm Bluetooth (449 Euro per quella da 45 mm). Un orologio che rappresenta senza dubbio la miglior interpretazione del mondo WearOS, con tutti i suoi vantaggi e anche i suoi limiti, tra cui un’autonomia che, per quanto migliorata e gestibile, rimane abbondantemente sotto a quella dei principali orologi con OS proprietario.

Il punto è proprio questo: WearOS sta soffrendo la concorrenza degli ibridi, che sono sempre più curati e capaci in tutti i comparti, possono rispondere alle notifiche, gestire le chiamate e i pagamenti e hanno un’autonomia di almeno 7-10 giorni, con spesso funzioni specifiche e dedicate per lo sport. Huawei e Amazfit sono i capofila di questo processo, da cui solo Apple si sta salvando grazie alla chiusura di iOS, che rende molto difficoltoso per le aziende terze rendere ben integrati i propri dispositivi con l’OS della Mela.

In tutto ciò il prezzo non aiuta, 449 Euro per la versione Bluetooth da 45 mm sono semplicemente troppi (almeno 70-100 Euro oltre il valore) per un orologio ben fatto e piacevolissimo da utilizzare ma orfano di materiali più preziosi come il titanio o il cristallo di zaffiro, che sempre più spesso vediamo sugli orologi.

Altre offerte

Pro:

    • design iconico
    • software curatissimo
    • funzionalità per la corsa
    • completo sui sensori e salute

Contro:

    • prezzo troppo alto
    • autonomia di 2 giorni

Voto finale:

8