L’arrivo delle prime reti 5G commerciali ha riacceso le polemiche legate ai possibili rischi per la salute, ed è culminata con la lettera con la quale il Codacons invita i sindaci italiani a vietare le antenne 5G.

Non si è fatta attendere la risposta dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha pubblicato un lungo report dal titolo: “Radiazioni a radiofrequenze e tumori: sintesi delle evidenze scientifiche“. Nel report, che contiene anche una sezione con le valutazioni della IARC (International Agency for Research on Cancer), l’Istituto sottolinea come l’uso comune del cellulare non sia associabile in alcun modo all’incremento di rischio di tumore cerebrale.

Resta, secondo l’ISS, un certo grado di incertezza legato all’utilizzo molto intenso di cellulari di prima e seconda generazione, che utilizzavano elevate potenze di emissione. Questo non significa, continua il report, che debbano essere interrotti i monitoraggi.

Inoltre, gli studi finora effettuati non hanno potuto analizzare gli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare iniziato da bambini e di un’eventuale maggiore vulnerabilità a questi effetti durante l’infanzia. Questi quesiti irrisolti richiedono approfondimenti scientifici mediante studi prospettici di coorte e il continuo monitoraggio dei trend temporali dell’incidenza dei tumori cerebrali. Le indagini di misura dell’esposizione personale a radiofrequenze, finalizzate a valutare la variabilità tra strati di popolazione e il contributo di diverse sorgenti, sono un’altra priorità di ricerca, in particolare per l’Italia,

Una ulteriore conferma arriva dall‘Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO), secondo cui le evidenze scientifiche correnti non giustificano modifiche sostanziali all’imposizione corrente degli standard internazionali di prevenzione dei rischi per la salute.

Della stessa opinione è la IARC, agenzia specializzata della WHO, che nel gennaio del 2019 ha pubblicato una revisione del proprio sistema di classificazione dei rischi e conclude:

Pertanto, la IARC ha ritenuto utile ribadire che i campi elettromagnetici a radiofrequenza sono classificati nel gruppo 2B perché c’è un’evidenza tutt’altro che conclusiva che l’esposizione possa causare il cancro negli esseri umani o negli animali. In linea con questa valutazione, la quarta edizione del Codice Europeo contro il Cancro chiarisce che le radiazioni non ionizzanti, inclusi i campi elettromagnetici a RF, non sono una causa accertata di tumori e pertanto non vengono menzionati nelle raccomandazioni finalizzate a ridurre il rischio di tumori.

Il rapporto chiarisce inoltre alcuni aspetti legati alle reti 5G, e al fatto che le nuove antenne non porteranno a un aumento delle emissioni elettromagnetiche e ne spiega il motivo:

Se da un lato aumenteranno sul territorio i punti di emissione di segnali elettromagnetici, dall’altro questo aumento porterà a potenze medie degli impianti emittenti più basse. Una ulteriore riduzione dei livelli medi di campo sarà dovuta alla rapida variazione temporale dei segnali. Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio. Sono attualmente in corso in Italia le prime installazioni sperimentali di sistemi per telecomunicazione con tecnologia 5G, il cui impatto elettromagnetico viene valutato dalle Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale considerando il diagramma di inviluppo senza fattori di riduzione statistici. Tale approccio, molto cautelativo, permette di assicurare il rispetto dei limiti in qualsiasi condizione di esposizione.

L’immagine sottostante chiarisce senza ombra di dubbio quanto riportato, visto che le stazioni radio 5G non avranno un’irradiazione fissa quanto piuttosto un comportamento dinamico e indirizzabile verso il singolo utente.

Per maggiori dettagli, relativi anche al funzionamento delle reti 5G, alle evidenze finora accertate e per conoscere le evidenze attuali e gli studi sulla cancerogenicità delle radiofrequenze vi rimandiamo al report completo, disponibile a questo indirizzo.