Si fa ancora più avvincente la storia di cui vi avevamo parlato qualche giorno fa e che vedeva MediaTek accusata di falsificare i benchmark al fine di incrementare di molto i punteggi ottenuti dai suoi processori. Questa, come sottolineavamo, riguardava la possibilità dei SoC di entrare in “sports mode” per boostare i risultati dei processori.

Qualcomm non usa il whitelisting

Questa operazione, in gergo chiamata “whitelisting“, si basa sul riconoscimento di una specifica applicazione in utilizzo. Nel caso in cui questa venisse riconosciuta, il chip attiverebbe la “sports mode” per offrire “prestazioni maggiori”. MediaTek si era in qualche modo difesa dichiarando che anche altre compagnie competitor facessero lo stesso, ed in queste ore Qualcomm risponde alle accuse in maniera piuttosto schietta.

Infatti, come sottolineato in una dichiarazione inviata ai colleghi di Android Authority, “il whitelisting si riferisce alla tecnica di utilizzo del nome di un’app per determinare se mettere il dispositivo in modalità di miglioramento delle prestazioni“.  Secondo il colosso “inserire nella whitelist un’app di benchmark è generalmente considerato dal settore come un imbroglio poiché vanifica lo scopo di un benchmark, che deve riflettere l’esperienza dell’utente per l’uso quotidiano. Qualcomm non utilizza il whitelisting“.

La compagnia statunitense non ci pensa quindi due volte a rimandare al mittente le accuse velate dei giorni scorsi, quasi a sottolineare come la sola idea di utilizzare il whitelisting non solo sia sbagliata, ma anche fuorviante per gli utenti alla ricerca di informazioni circa le prestazioni di un processore durante l’utilizzo quotidiano.

Voi cosa ne pensate? L’azione di MediaTek è da considerare sbagliata come dice Qualcomm oppure è lecita? Fatecelo sapere nei commenti qui in basso!