Una bozza di proposta presentata dall’Italia durante il semestre di presidenza dell’Unione Europea vorrebbe cambiare fondamentalmente l’impianto della riforma sul roaming che è stata proposta e approvata quest’anno. La proposta di fatto annullerebbe l’eliminazione completa del roaming, preferendo una misura più leggera che darebbe diritto agli utenti di utilizzare i servizi di rete secondo la tariffa nazionale soltanto per un certo ammontare di tempo (o di megabyte), esauriti i quali scatterebbe il pagamento di un extra.

La mossa andrebbe a tutelare gli operatori telefonici, che sarebbero duramente colpiti dall’eliminazione del roaming, ma dall’altro lato andrebbe a svantaggio degli utenti. Al momento attuale si tratta solo di una bozza, che andrà quindi incontro a cambiamenti e a discussioni – niente è ancora stabilito e potrebbe esserci una bocciatura in vista, visto che il prossimo governo europeo di Juncker punterà molto proprio sull’ambito tecnologico-digitale e potrebbe vedere in questa bozza un freno allo sviluppo.

La proposta in sé non è così sbagliata: tagliare da un giorno all’altro una importante fonte di guadagno agli operatori può portare a cambiamenti negativi per gli utenti come, ad esempio, l’imposizione del pagamento per certi servizi (chi ha detto “LoSai/ChiamaOra” e “Chiamami/Recall”?). Bisogna sempre bilanciare attentamente tutto per ottenere un buon equilibrio per tutte le parti in gioco e questa bozza sembra andare in questo senso. Rimane, chiaramente, da vedere quali sarebbero i tetti imposti agli utenti, ma questo è un altro discorso.

L’altro aspetto toccato dalla bozza è molto meno equilibrato e, anzi, non può che essere inquadrato sotto una luce negativa. La bozza infatti propone di estendere le licenze delle bande radio per periodi più lunghi per permettere maggiori investimenti (e maggiori ritorni dagli stessi) da parte degli operatori – fin qui si può anche essere d’accordo. Il problema è che si parla di 25 anni di durata della licenza e, come se non bastasse, di casi in cui si può consentire un utilizzo illimitato della banda.

Non si può non vedere in senso negativo l’ultimo punto di questa proposta, perché apre a scenari poco positivi. In ogni caso, come possiamo sapere ora quale tecnologia useremo tra 50 anni? Potrebbe essere su bande di frequenza totalmente differenti o, viceversa, richiedere una differente configurazione; come si potrebbe gestire una situazione del genere con una licenza senza limiti di tempo di una certa banda?

Speriamo che tutte le persone coinvolte nella valutazione di questa proposta usino davvero la testa per prendere una decisione. Come diceva giustamente Neelie Kroes, c’è in gioco la credibilità dell’Europa, che deve saper rispondere alle esigenze dei cittadini. Se fallisse anche in questo contesto non sarebbe certo bello.

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