La frittata è fatta. Aumenti confermati per l’equo compenso. Il ministro alla Cultura Franceschini ha firmato il decreto che aggiorna il compenso per la riproduzione privata di materiale audio e video per i prossimi tre anni. I grandi nomi della musica e le associazioni di categoria gioiscono, tutti gli altri un po’ meno.

Ecco le nuove tariffe:

Tariffe Equo compenso

Articolo Italia Francia Germania
Smartphone 16 GB 4€ 8€ 36€
Tablet 16 GB 4€ 8.40€ 15.18€
Memory card 4 GB 0.36€ 0.32€ 0.91€
DVD 0.20€ 0.90€ N.D.

Da notare che viene fatto il confronto con Francia e Germania, ma vengono esclusi gli altri Paesi europei: questo perché fa comodo mostrare il primo ed il secondo stato più cari d’Europa per quanto riguarda l’equo compenso, ma non vengono mai inclusi tanti altri Stati che invece prevedono la possibilità di effettuare la copia privata ma non richiedono una compensazione, come il Regno Unito. La media europea è ben più bassa di quanto paghiamo noi (tanto che la SIAE ora incassa quasi 1/3 di quanto ricavato da tutte le associazioni simili in Europa).

Oltretutto, Franceschini si ostina a sostenere la posizione per cui “non ci saranno aumenti per i consumatori”. L’equo compenso viene infatti pagato dai produttori, ma c’è da capire quali produttori non riverseranno il costo sugli utenti finali con rincari dei prezzi anziché vedersi sottrarre milioni di Euro l’anno.

Franceschini afferma che “con questo intervento si garantisce il diritto degli autori e degli artisti alla giusta remunerazione delle loro attività creative, senza gravare sui consumatori. Parlare di tassa sui telefonini è capzioso e strumentale: il decreto non introduce alcuna nuova tassa ma si limita a rimodulare ed aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere (a titolo di indennizzo forfettario sui nuovi prodotti) agli autori e agli artisti per la concessione della riproduzione ad uso personale di opere musicali e audiovisive scaricate dal web. Un meccanismo esistente dal 2009 che doveva essere aggiornato per legge”.

Caro Franceschini, forse dovresti rivedere questa dichiarazione – perché se è vero che questa è una forma di compensazione per la musica scaricata dal web, allora non può che essere per la musica pirata: io i diritti sui brani lecitamente acquistati sulle varie piattaforme (Google Play Music, Amazon, iTunes…) li ho già pagati. Se quindi questo “equo compenso” serve a pagare i diritti sulla musica pirata, allora si può ben dire che questa sia una sorta di sanzione preventiva con presunzione di colpa (perché paga anche chi non scarica nulla, ma memorizza – ad esempio – solo le foto scattate col proprio smartphone). Non mi sento in colpa a dire che, se così fosse, allora si potrebbe affermare provocatoriamente che si è autorizzati a scaricare musica pirata – tanto i diritti sono stati pagati!

Ribadiamo che scaricare contenuti pirati equivale a rubare ed è quindi da condannare sia a livello legale che a livello etico. Detto questo, non si capisce per chi sia equo questo compenso. Perché per i giovani artisti la SIAE è un costo, e non un mezzo di protezione. A chi vanno i soldi ricavati? Una quota andrà per la promozione di giovani autori e artisti, ma il resto a chi andrà? Ai soliti grandi nomi che già incassano i milioni oppure ai piccoli artisti che devono emergere e che hanno bisogno anche di quei pochi Euro che possono arrivare dalla SIAE?  Temo che conosciamo tutti benissimo la risposta, e non piacerà a nessuno.

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