In passato WhatsApp ha rapidamente fatto chiudere alcuni cloni non autorizzati, che facevano uso di API proprietarie e del reverse engineering per accedere ai server dell’applicazione. Stavolta però il colosso della messaggistica istantanea sembra aver peccato di presunzione, inviando almeno due lettere di Cease and Desist ad altrettanti sviluppatori indipendenti.

Nonostante quanto si legge nella diffida, le due applicazioni interessate non fanno ricorso ad alcuno dei metodi indicati per accedere alle informazioni. Vengono infatti utilizzate le API di Android per accedere alle notifiche e rispondere rapidamente, senza quindi violare in alcun modo i termini di servizio dell’applicazione.

Sembra dunque che Cant’t TalkDirectChat non stiano facendo niente di male anche se i rispettivi sviluppatori sono già corsi ai ripari, non avendo i mezzi economici per contrastare eventuali azioni legali da parte di WhatsApp. Purtroppo l’azione potrebbe rappresentare un pericoloso precedente e potrebbe spingere altre compagnie ad azioni simili, portando alla chiusura di applicazioni che si limitano ad accedere alle notifiche.

WhatsApp fa dunque ricorso ad un’azione di forza che, molto probabilmente, non reggerebbe in tribunale, attirandosi però le ire dei piccoli sviluppatori indipendenti che il più delle volte si limitano ad aggiungere funzionalità mancanti all’applicazione, senza in alcun modo infrangere alcuna licenza. Paradossalmente anche Android, stando al contenuto delle lettere, infrangerebbe i termini di utilizzo di WhatsApp, in quanto mostra le notifiche relative ai messaggi ricevuti.

Nascono nel frattempo i WhatsApp Research Awards che finanzieranno le proposte di ricercatori indipendenti relative alla disinformazione su WhatsApp. Il programma, limitato al momento all’India, offrirà fino a 50.000 dollari per ogni proposta approvata, che permetta di capire meglio come le piattaforme online sono utilizzate per diffondere false informazioni e come aiutare gli utenti a riconoscerle.

WhatsApp ricorda che ai ricercatori non verrà fornito alcun dato e tutte le ricerche saranno effettuate su dati in possesso dei ricercatori stessi.