Google avrebbe pagato una cifra significativa a Samsung per rendere Gemini l’assistente AI predefinito sui dispositivi Galaxy. Questo è quello che è emerso durante la fase attuale del processo che vede coinvolto il colosso di Mountain View accusato di aver abusato della propria posizione dominante nel settore dei motori di ricerca. Una rivelazione particolarmente importante, che potrebbe orientare pesantemente le decisioni che il giudice dovrà prendere per limitare il potere di Google.

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Cos’è accaduto, cosa sta succedendo e cosa possiamo aspettarci per il futuro

Facciamo un breve passo indietro ricordando che Google è stata condannata nel 2023 per abuso della sua posizione dominante nel settore dei motori di ricerca. Non a caso si è a lungo parlato della possibilità che Google debba vendere il proprio browser Chrome per ristabilire la concorrenza nel mercato. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti sostiene infatti che

Google ha manipolato il suo controllo su Chrome e Android per trarne vantaggio, condividendo al contempo i profitti del monopolio in condizioni tali da indurre terze parti nell’ecosistema ad aiutare Google a mantenere i suoi monopoli. La condotta esclusiva di Google ha, tra le altre cose, reso Google il default quasi universale per la ricerca.

L’accusa del Dipartimento di Giustizia è che Google abbia stretto accordi miliardari con altre aziende (tra cui Apple) per essere il motore di ricerca predefinito sui vari dispositivi mobili. Ora, nel corso della nuova fase del processo, è emerso che Google ha stipulato un accordo con Samsung per preinstallare Gemini come assistente AI sui dispositivi della serie Galaxy S25 lanciati all’inizio dell’anno. L’accordo prevede pagamenti mensili fissi e una quota dei ricavi pubblicitari generati da Gemini. Questi accordi – così la posizione del Dipartimento di Giustizia – rafforzano il monopolio di Google nella ricerca online e nell’intelligenza artificiale, limitando la concorrenza.

Dopo la sentenza che condanna Google, il processo prevede una fase nella quale il giudice deve decidere le misure da adottare per ristabilire la concorrenza limitando il potere di Google. Tra le diverse misure correttive che il Dipartimento di Giustizia sta valutando, c’è il divieto di sottoscrivere accordi esclusivi per essere il motore di ricerca o l’assistente AI predefinito e l’obbligo di permettere agli utenti di scegliere il motore di ricerca e l’assistente AI da utilizzare. Si paventa anche l’ipotesi che Google possa essere obbligata a separare la divisione dedicata alla ricerca da quella che si occupa della pubblicità, ma sembra essere un’ipotesi meno percorribile.

Le prospettive sono diverse, con Google che potrebbe perdere potere e quote di mercato a favore dei competitor (come Microsoft con Bing). “Per gli utenti potrebbe aprirsi la possibilità di scegliere tra più alternative, grazie a una maggiore concorrenza che potrebbe favorire non solo delle alternative, ma anche delle possibilità migliori.

Si preannuncia comunque un cambiamento importante, che potrebbe ridefinire il settore della ricerca e degli assistenti AI così come lo conosciamo oggi.