Gli auricolari Google Pixel Buds Pro 2, usciti da poche settimane sul mercato, hanno rappresentato senz’ombra di dubbio un significativo passo in avanti rispetto al modello precedente, sia in termini di autonomia che di comfort nell’uso di tutti i giorni, oltre che per il supporto a nuove funzionalità come Gemini Live e l’integrazione con Trova il mio dispositivo. A questo si sarebbe poi aggiunto il supporto ad Auracast, una nuova funzionalità che permette di estendere la connettività Bluetooth: scopriamola insieme nel dettaglio.

Google Pixel Buds Pro 2: con Auracast arriva lo streaming audio su più dispositivi

Secondo quanto riportato dalle specifiche tecniche di Google, gli auricolari Google Pixel Buds Pro 2 sono compatibili con la tecnologia Bluetooth LE Audio, permettendo dunque il pieno supporto ad Auracast. Per chi non ne fosse a conoscenza, Auracast è una funzionalità costruita sullo standard Bluetooth LE, con l’intento di risolvere una delle problematiche principali della connettività Bluetooth, ovvero l’impossibilità di trasmettere lo streaming audio a più dispositivi in temporanea, oltre ad una qualità del suono significativamente migliorata e una miglior ottimizzazione dei consumi.

Auracast e Google Pixel Buds Pro 2

Gran parte dei dispositivi dotati di connettività Bluetooth presenti sul mercato attuale consentono infatti di trasmettere l’audio a un singolo dispositivo, rappresentando di fatto una significativa limitazione alla fruizione dei contenuti audio. Auracast viene quindi in aiuto risolvendo questa limitazione, consentendo a tutti i dispositivi che la supportano (e che si trovano nelle vicinanze) di ricevere in contemporanea il segnale audio da un dispositivo d’origine.

Per iniziare a far uso di Auracast sono dunque necessari un dispositivo compatibile con Auracast e auricolari (o cuffie) con supporto alla funzionalità. Al momento sono pochi gli smartphone che supportano la tecnologia Bluetooth LE Audio, tra cui alcuni modelli selezionati di Samsung con sistema operativo One UI 6.1, oltre che alcuni modelli di smartphone Xiaomi rilasciati nel corso di quest’anno.

Si tratta dunque di una tecnologia non ancora pienamente diffusa, ma che verrà adottata sempre più frequentemente dai dispositivi in uscita nel corso dei prossimi mesi.