Il passaggio da un Google Pixel 4 a un medio di gamma qualsiasi, quale, nel mio caso, Xiaomi Mi 10 Lite 5G, può rivelarsi ostico, specie se si presta attenzione alla qualità delle foto. Il best buy cinese è un ottimo prodotto sotto parecchi aspetti, ma non regge – come del resto ci si aspetterebbe – il confronto con il top di gamma americano sul piano multimediale.

E se è inutile aggiungere altro a quanto già emerso a suo tempo durante la recensione, che trovate in forma scritta seguendo questo link o in video in fondo alla pagina, ho preferito utilizzare da subito un ambiente più essenziale come Google Fotocamera, che peraltro ho sempre ritenuto tanto efficace quanto affidabile.

Lo spunto per un test come questo è arrivato dal recente video sui porting di Google Fotocamera del collega Michael Mattarucco, che trovate a questo indirizzo nel canale YouTube di TuttoAndroid. Mi auguro che il “prodotto finale” vi sia utile, ma vi assicuro che per me lo è stato di certo, perché da un lato ho potuto toccare con mano la bontà degli sforzi profusi da Xiaomi nell’elaborazione fotografica, mentre dall’altro mi sono scontrato col fatto che non tutti i porting sono uguali e non per forza migliori delle app di scatto incluse dai singoli produttori, almeno non in tutte le condizioni in cui si tira fuori il telefono.

Ecco, è scappata la “bomba”, quindi è subito necessario approfondire il concetto: la mancata superiorità in ogni scenario di Google Fotocamera che qualcuno si aspetterebbe non è dovuta a una mancanza di Google né dell’app Fotocamera, che era e per il momento resta il benchmark, il software di riferimento del settore. Questa considerazione, però, è vera per i Google Pixel, dal momento che Google ottimizza il suo software sulle caratteristiche dei propri smartphone.

Google Fotocamera non è disponibile ufficialmente per gli altri smartphone Android, e qui subentrano i porting, cioè degli adattamenti del software americano sull’hardware di molti altri smartphone ad opera di sviluppatori terzi. Adattare ad altri dispositivi un algoritmo sviluppato su caratteristiche ben precise – quelle dei Google Pixel – non è semplice né alla portata di tutti, specie quando entrano in gioco dei fattori come la fotocamera ultra grandangolare di Xiaomi Mi 10 Lite 5G che sulla linea Pixel fino a poco tempo fa non esistevano, e dunque erano sconosciute agli algoritmi di Google.

Questo limite emergerà in maniera prepotente nel seguito, e ci riporta dritti al punto di partenza: il porting di Google Fotocamera che ho installato in diversi casi non aiuta a fare foto migliori di quelle che garantisce l’app di serie, sia perché di certo Xiaomi ha svolto un buon lavoro sia perché il porting avrebbe forse richiesto un lavoro più profondo di ottimizzazione. Puntare il dito verso gli sviluppatori sarebbe ingiusto: lo sviluppo di un porting e in misura maggiore la sua ottimizzazione richiedono tempo, e noi non paghiamo un euro per il download. Essendo un software gratuito va preso così com’è, senza considerare il fatto che in molti casi esistono diversi porting per ogni modello, quindi basta testarne un paio e tenere quello che dà i risultati più appaganti.

Io ho utilizzato la versione raccomandata dall’app GCam Loader del video di Michael, e ho poi seguito la guida How to install XML Configs in Google Camera per particolarizzare il porting alle fotocamere presenti su Xiaomi Mi 10 Lite 5G, nello specifico la ultra grandangolare. La guida è in inglese, ma è anche molto semplice: basta un file manager qualunque per creare le cartelle GCam e Configs7, copiare all’interno di quest’ultima il file XML del vostro smartphone e infine, una volta aperta Google Fotocamera, caricare il file tramite un doppio tocco sulla zona nera in basso che tra gli altri contiene il pulsante di scatto.

Ultima nota prima di passare alla “ciccia”: dal test è esclusa la fotocamera macro di Xiaomi Mi 10 Lite 5G. Google Fotocamera non la riconosce e comunque si tratta di un sensorino dal campo di utilizzo tanto limitato che quelle rare volte che vorrete utilizzarlo vi andrà bene l’immagine a due megapixel dell’app stock di Xiaomi.

Di seguito la comparativa: troverete prima i prodotti dell’app fotografica Xiaomi, poi quelli del porting di Google Fotocamera.

App stock Xiaomi vs Google Fotocamera: luce ottima o buona

L’app fotografica stock inclusa da Xiaomi su Mi 10 Lite 5G e il porting di Google Fotocamera mettono in luce fin dai primi scatti due approcci agli antipodi: la prima satura di più i colori e talvolta si fa condizionare in modo eccessivo dalla tonalità prevalente nell’inquadratura, come accade con il blu del mare e quello del cielo che finiscono per condizionare il bilanciamento del bianco dell’intera fotografia, falsando leggermente lo scenario elaborato dall’occhio umano; la seconda invece trae vantaggio da un HDR più efficace che riesce a bilanciare meglio le aree più esposte della scena con quelle in ombra, le quali mostrano più dettagli di quanto si ottiene con un “punta e scatta” con il software di serie. La scelta di Xiaomi di avere immagini più contrastate attrae di più chi le guarda, quindi non mi sorprenderei se molti preferissero gli scatti di quest’ultima nonostante si paghi il dazio di un HDR meno efficace e di colori leggermente alterati.

La tendenza è una costante sia che si utilizzi la fotocamera ultra wide che quella principale, sia, pure, che si esegua uno zoom contenuto (comunque digitale, poiché Mi 10 Lite 5G non ha un teleobiettivo per lo zoom ottico). Quest’ultima immagine con zoom 2x prodotta dalla Google Fotocamera, ulteriormente zoomata al PC, risulta appena più definita di quella proveniente dall’app stock Xiaomi, anticipando ciò che vedremo successivamente con lo zoom massimo.

Ingrandendo al PC le immagini prodotte dai due software di scatto in un’altra zona di Mondello, quartiere costiero di Palermo, ci si accorge che quelle prodotte dall’app di Xiaomi risultano appena più nitide, con maggiori dettagli laddove la luce è maggiore. Si nota ancora una volta la tendenza del software stock ad enfatizzare i contrasti e a lasciarsi condizionare troppo dalla tonalità prevalente, ancora una volta il blu, rendendo un’immagine meno fedele alla realtà da quella elaborata da Google Fotocamera. Nonostante quindi Xiaomi falsi leggermente la scena, vi confesso che se dovessi scegliere dallo schermo dello smartphone quale delle due conservare, quindi senza una valutazione attenta delle minuzie, terrei quella di Xiaomi.

Quest’altra scena ci dà la possibilità di apprezzare il lavoro eseguito dai due software ai vari livelli di zoom. Il 2x lo darei alla pari dal momento che le differenze sono minime e per apprezzarle è necessario zoomare parecchio, mentre sullo zoom digitale massimo che è per entrambe le app di 10x vince Google Fotocamera a mani basse. E se è inutile commentare delle differenze palesi, lo è forse di più riflettere sull’utilità di uno zoom digitale 10x: è vero, Google Fotocamera esegue un lavoro grandemente migliore, ma chi eseguirà mai uno zoom tale, magari con la speranza di ottenere un’immagine fruibile?

Sui ritratti emerge un sostanziale pareggio, almeno per quel che riguarda lo scontorno del soggetto con la fotocamera anteriore che è priva di un hardware per rilevare la profondità dei soggetti inquadrati. Non altrettanto eccellente il lavoro di Xiaomi per restituire un’immagine nel complesso accurata: il software di serie infatti “stecca” completamente la luminosità, con gli elementi in secondo piano davvero troppo poco contrastati, l’esatto contrario di quanto avvenuto finora. L’immagine di Google Fotocamera quindi risulta decisamente migliore, con e senza effetto bokeh. Tirando in ballo la fotocamera posteriore migliora il bilanciamento dei colori ma si arriva pressoché alle stesse conclusioni, con la differenza importante – che tuttavia potrebbe riguardare solo questo porting – che Google Fotocamera “riconosce” i soggetti e non gli oggetti, quindi sfoca i primi e non i secondi.

Quando gli oggetti sono particolarmente vicini e gli elementi inquadrati tanti, come nel caso in cui c’è un fiore in primo piano e le foglie in secondo, Google Fotocamera enfatizza lo sfocato naturale del sensore di immagine e offre nel complesso uno scatto migliore, più ricco di dettagli e caratterizzato da un migliore contrasto tra i vari colori. Le differenze comunque sono minime.

In condizioni di luce forte ma attutita, come in questo caso, vengono a galla con prepotenza i limiti di un algoritmo come quello di Google che fino a ieri non conosceva i sensori ultra grandangolari e le loro aberrazioni che invece l’app di serie individua e corregge, rendendo superfluo ogni confronto. Guardando invece le immagini prodotte dal sensore principale, preferisco quella di Xiaomi per la maggiore fedeltà dei colori.

App stock Xiaomi contro Google Fotocamera: luce scarsa

In casa invece gli equilibri cambiano di netto. Xiaomi restituisce un’immagine quasi inservibile nonostante l’HDR, lo stesso che Google Fotocamera chiama in causa per cercare di riprodurre al meglio le varie parti della scena. E se non riesce con la luce proveniente dall’esterno, ha il grosso merito di immortalare alla grande l’oggetto in primo piano in uno scenario a dir poco complicato.

Al calare della luce si apprezza il grande lavoro svolto da Xiaomi, questa volta senza riserve, al contrario di quanto avvenuto con il selfie in spiaggia. Le immagini prodotte dall’app di serie sono valide all’esterno, il più delle volte non sfigurano accanto a quelle prodotte da Google Fotocamera, e talvolta alcuni dettagli ai margini dell’inquadratura vengono pure riprodotti meglio. Sopra il confronto tra il sensore ultra wide ed il principale. Da qui in poi ho attivato la modalità notte.

Trovo anche valide le immagini restituite dall’app Xiaomi all’interno con luce artificiale e molte zone in ombra: la foto di Google Fotocamera è tecnicamente migliore poiché più ricca di informazioni sui colori, ma l’altra restituisce un’immagine più fedele alla realtà e la preferisco. Nota di merito ad entrambe per l’assenza di rumore.

Dove Google Fotocamera mostra ancora un vantaggio consistente è con luce pressoché assente. In questo scenario, vi assicuro, in cui mai avrei pensato di scattare una foto con uno smartphone se non per questo test, l’app di Xiaomi trova una quantità consistente di luce ma produce un’immagine non utilizzabile, mentre l’app di Google fa addirittura meglio trovando particolari e sfumature invisibili all’occhio. Cancellerei entrambe le foto, intendiamoci, ma lo scopo dell’articolo è pure quello di trovare i limiti di due software, no?

App stock Xiaomi contro Google Fotocamera: le conclusioni

Lo avete visto sfogliando le immagini e leggendo la mia opinione: entrambi i software mostrano punti deboli e di forza, mentre si equivalgono nella registrazione video. Una supremazia netta emerge negli scatti con la fotocamera ultra grandangolare, in cui l’algoritmo di Google Fotocamera spesso deforma gli elementi inquadrati rendendo molte fotografie inservibili. Per il resto è impossibile individuare il migliore, anche all’interno dello stesso contesto in cui a volte prevale uno, a volte l’altro.

L’optimum per avere sempre lo scatto migliore sarebbe quello di scattare con entrambi i software e tenere la foto migliore, ma non è certo la soluzione più comoda. Quindi il consiglio è di scaricare uno o più porting di Google Fotocamera per il proprio smartphone – del resto sono gratuiti – provarli, saggiarne l’efficacia e valutare l’aderenza al proprio gusto, dal momento che una foto deve piacere principalmente a chi la scatta.

Personalmente continuerò ad utilizzare l’app di Xiaomi per la fotocamera ultra grandangolare e per la registrazione video, mentre nelle altre condizioni richiamerò il porting di Google Fotocamera principalmente la sua grande affidabilità che permette punta e scatta fulminei con la certezza che quasi mai verrà fuori una foto sbagliata e mai una inservibile.

Scrivete pure la vostra opinione nei commenti!

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