Google Reply è sbarcata oggi sul Play Store sotto forma di beta ed è disponibile al download per coloro che avevano effettuato la richiesta come tester (o per coloro che scaricano l’APK). Il teardown di questa versione sperimentale consente di scoprire qualche dettaglio in più, a partire dalle app che presto potrebbero essere supportate dal sistema di risposta rapida.

L’app utilizza un servizio che intercetta le notifiche in arrivo e le sostituisce con le sue, in modo da offrire le risposte rapide più adatte, ma per fare ciò ha comunque bisogno delle icone delle varie app: proprio grazie a questo siamo in grado di scoprire la lista di alcune applicazioni di messaggistica che potrebbero essere supportate.

Google Reply supporta già Google Hangouts, WhatsApp, Facebook Messenger, Skype, Twitter e Slack, ma in futuro dovrebbero aggiungersi lo stesso Google Allo, Telegram, Instagram, Facebook, BlackBerry Messenger, KakaoTalk, Signal Private Messenger e WeChat.

Come ulteriore conferma, all’interno del file remote_config_defaults.xml troviamo ciò che segue, a dimostrazione che queste app risultano supportate ma attualmente disabilitate.

Altre novità potrebbero essere in arrivo con le future versioni. Come abbiamo visto, Google Reply è anche in grado di inviare risposte automatiche nel caso si verifichino alcune condizioni (stiamo guidando, siamo in bicicletta o ci stiamo allenando e non possiamo rispondere): più avanti dovrebbero arrivare le risposte automatiche anche per i momenti in cui siamo in treno, stiamo facendo una passeggiata, stiamo dormendo o siamo in riunione (già presenti, ma disabilitate), oltre a nuove condizioni (vicino a un beacon, utilizzo di auricolari o in un determinato luogo).

Il teardown ci consente infine di scoprire le risposte che potrebbero essere inviate automaticamente dal sistema, contrassegnate dall’icona di un robot (in modo che l’interlocutore sia consapevole della cosa).

Per il momento è tutto ciò che sappiamo: se volete provare Google Reply, che per ora funziona solamente in lingua inglese, potete fare riferimento al nostro precedente articolo.