Non bisogna mai dimenticare che Google è, prima di tutto, un’azienda che vende pubblicità. È proprio questo lato di Google, quello che più facilmente passa in secondo piano quando si parla di novità tecnologiche, a destare un certo scalpore. Secondo un documento inviato alla SEC (Security and Exchange Commission, la commissione di vigilanza sulla borsa), Google avrebbe piani di portare le pubblicità in ogni aspetto della nostra vita: dagli smart glass agli orologi, dalle automobili fino a termostati, frigoriferi e forni intelligenti. Inutile dire che sono montati lo sdegno e la rabbia.

Il nostro mondo è già dominato dalla pubblicità. Certo, non siamo ai livelli di I mercanti dello spazio di Pohl e Kornbluth, ma ciò non toglie che la pubblicità sia il motore del mondo – come ben sa Samsung, che ha speso più del PIL dell’Islanda in pubblicità. Già ora la pubblicità risulta spesso invadente e indiscreta e, a volte, di pessimo gusto. Ma se oltre a vederla sui giornali, sulle riviste, in televisione, sul web e alla radio, la pubblicità comparisse anche su oggetti in uso nella vita quotidiana come frigoriferi e forni?

Il mondo distopico creato da Kornbluth e Pohl non sarebbe poi così lontano. Soprattutto se non ci fosse possibilità di abolire la pubblicità e comunque si arrivasse a pagare a prezzo pieno il bene che si acquista. Se la pubblicità significasse un grande sconto su un’automobile, allora potrebbe anche avere un senso: pago di meno, ma guardo la pubblicità. È un ragionamento che sta in piedi. Potremmo arrivare ad una sorta di comodato d’uso gratuito in cambio della visualizzazione delle pubblicità. Non facile da accettare, ma sicuramente conveniente.

Ma se l’arrivo della pubblicità sui vari oggetti non significasse un sostanziale calo di prezzo, allora sarebbe una grossa sconfitta per tutti i consumatori. Speriamo che i legislatori si muovano a tutela del consumatore per garantire equità tra le esigenze di business delle aziende e i diritti dei cittadini.

A questo punto non può che sorgere una provocazione: e se un domani dovessimo guardare una pubblicità prima di poter andare al bagno?

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