È fuori discussione che gli smartphone della gamma Pixel garantiscano la miglior Google Experience attualmente disponibile, ma è altrettanto vero che in alcuni casi tale esperienza è rovinata da un hardware non sempre all’altezza.

In particolare a far discutere sono gli schermi, che spesso e volentieri sfigurerebbero anche su un entry level e che rappresentano uno dei limiti soprattutto se messi in relazione al loro prezzo. Perché dunque non portare la Google Experience su altri smartphone, che non soffrono di questi problemi o che comunque possono essere acquistati a prezzi più “umani”?

È quello che ci siamo chiesti e per questo abbiamo preso il nostro fido Xiaomi Mi 9T Pro, sul quale era installato Android 10 con interfaccia MIUI 11, e lo abbiamo trasformato in un vero e proprio Pixel, con tutti gli annessi e connessi, ovviamente solo dal punto di vista software. Vediamo dunque come trasformare uno smartphone Xiaomi in un Pixel, ma in linea di massima la procedura è la medesima anche per altri brand.

Premessa

Le procedure descritte di seguito richiedono una certa dimestichezza con le operazioni di modding, come lo sblocco del bootloader, l’installazione di una custom recovery e di una custom ROM. Ovviamente tutte le operazioni sono a vostro rischio e pericolo visto che un errore potrebbe causare un soft brick dello smartphone.

Vi ricordiamo inoltre di salvare tutti i dati presenti nel dispositivo visto che lo sblocco del bootloader è un’operazione distruttiva che cancella tutto il contenuto dello smartphone. Per le procedure elencate di seguito è necessario un computer con Windows a bordo, visto che al momento il tool ufficiale per lo sblocco del bootloader è disponibile esclusivamente per questo sistema operativo.

Sblocco del bootloader e installazione di una custom recovery

Innanzitutto accertatevi di avere scaricato il kit di Android che contiene i comandi adbfastboot, disponibili a questo indirizzo. Dopo averli estratti in una cartella del vostro computer, dovrete procurarvi gli altri strumenti indispensabili per procedere con le operazioni. Visto che il download della ROM richiederà più tempo rispetto al resto vi consigliamo di partire proprio da questo punto. La ROM che abbiamo scelto si chiama Pixel Experience e a nostro avviso è la migliore sul mercato per trasformare uno smartphone Xiaomi in un Pixel.

A questo indirizzo trovate la ROM più recente per Xiaomi Mi 9T Pro, ma la ROM è disponibile per moltissimi altri dispositivi.  Dovete innanzitutto scaricare lo strumento per lo sblocco dalla pagina ufficiale, eseguirlo e accedere con il vostro account Mi, dopo averlo autorizzato da MIUI.

Aprite le Impostazioni dello smartphone, recatevi in Impostazioni aggiuntive e a seguire Opzioni sviluppatore e attivare la voce OEM unlocking e a seguire USB debugging per poter procedere al passaggio successivo. Ora potete lanciare il tool di sblocco, accedere con il vostro account Mi ed eseguire la procedura, che in pochi secondi sbloccherà il bootloader. Ricordate di mettere il vostro Xiaomi Mi 9T Pro in modalità fastboot, spegnendolo e riaccendendolo tenendo premuti contemporaneamente il tasto Power e Volume Giù. È possibile che dobbiate aspettare alcuni giorni per li sblocco, a causa delle limitazioni imposte da Xiaomi.

Al riavvio dello smartphone entrate nuovamente in modalità fastboot per procedere all’installazione della custom recovery. Noi abbiamo scelto OrangeFox (qui potete scaricare la versione stabile più recente per Xiaomi Mi 9T Pro) che può essere installata aprendo un prompt dei comandi sul vostro computer Windows.

Dovrete recarvi nella cartella in cui avete estratto i tool adb e fastboot scaricati in precedenza. Ora è sufficiente digitare:

fastboot flash recovery recovery.img

sostituendo recovery.img con il nome del vostro file con la recovery. Lo smartphone si riavvierà e dovrete tenere premuto il tasto Vol Su per entrare in modalità Recovery. Visto che non è presente uno slot microSD è necessario utilizzare il comando

adb sideload file.zip

inserendo ovviamente il nome della ROM e, prima di premere INVIO, avviare la funzione Sideload all’interno di OrangeFox Recovery, accedendo tramite il menu in basso a destra e la voce “ADB & Sideload”. Premendo invio avvierete l’installazione della ROM, che richiederà una decina di minuti circa.

Lo Xiaomi è diventato un Pixel? Le nostre impressioni

Al riavvio dello smartphone avrete finalmente per le mani un Pixel a tutti gli effetti, a partire dalla procedura iniziale di configurazione. Tralasciamo i passaggi visto che sono sostanzialmente gli stessi che avrete già fatto e concentriamoci maggiormente sulle impressioni d’uso, sulle funzioni e sui problemi che abbiamo rilevato nei nostri test.

Va detto che al primo avvio sono poche le applicazioni preinstallate e a parte Google Play e il browser troverete davvero poco. Meglio così dunque, visto che potrete personalizzare la vostra Google Experience senza applicazioni inutili. Ricordate che la fotocamera preinstallata è basata su quella stock di Xiaomi, ma potete installare il port di Google Fotocamera che per Xiaomi Mi 9T Pro è disponibile a questo indirizzo.

Prestazioni

Sia durante l’installazione delle applicazioni necessarie, con il ripristino dei relativi dati, sia durante la configurazione il successivo e utilizzo il nostro Xiaomi Mi 9T Pro (in versione 6-64 GB) si è sempre comportato impeccabilmente, senza mostrare alcun ritardo o rallentamento.

Non abbiamo notato differenze nella luminosità dello schermo, sia per quanto riguarda la modalità normale sia per la modalità scura. Non ci sono differenze sostanziali per quanto riguarda la connettività, anche se abbiamo notato un leggero calo della copertura WiFi, che mostra una “tacchetta” in meno rispetto a MIUI, anche se la differenza non si fa notare nei benchmark.

Impeccabili la ricezione e la connettività Bluetooth che non hanno dato problemi di sorta con cuffie, smartwatch e speaker esterni. Prestazioni al top dunque e nonostante la MIUI sia da sempre una delle interfacce più fluide e curate, va detto che con l’aspetto di un Pixel questo Xiaomi Mi 9T Pro diventa davvero bellissimo, con animazioni perfette e fluide che non faranno rimpiangere quelle create da Xiaomi.

Da segnalare, almeno sul nostro Xiaomi, alcuni problemi al lettore di impronte digitali nel display, decisamente più lento e impreciso, tanto che lo sblocco funziona meno della metà delle volte. Il problema dovrebbe comunque essere risolto con le prossime versioni della ROM, in rilascio nelle prossime settimane.

Anche i vari sensori (luminosità, prossimità) funzionano alla perfezione e sono reattivi tanto quanto utilizzando il software originale.

Funzionalità e assenze rispetto a MIUI 11

Dopo alcuni mesi di utilizzo dello smartphone con MIUI 11, ci sono ovviamente alcune assenze che si fanno sentire, ma anche funzioni molto utili che sono meno intuitive sull’interfaccia originale. Mancano ovviamente lo screenshot con tre dita, davvero essenziale in molte occasioni, e gli screenshot lunghi, che dovremmo vedere su Android 11, così come una scorciatoia per spegnere lo schermo senza utilizzare il tasto accensione/blocco.

Manca anche la possibilità di utilizzare due copie della stessa applicazione, utile se dovete gestire due account nella stessa app di messaggistica o due account sullo stesso gioco. Manca anche Second Space, che permette di creare un ambiente di lavoro da tenere separato rispetto a quello privato.

In entrambe le situazioni è possibile ricorrere ad applicazioni di terze parti, come Island per clonare le app e creare uno spazio privato, mentre per screenshot e spegnimento c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Le gesture sono sostanzialmente le stesse per cui nell’uso dello smartphone, visto che anche il multitasking viene attivato allo stesso modo, non percepirete differenze. Diverso è ovviamente il carattere, con la Pixel Experience che può offrire il bellissimo Google Sans, imitato nella versione cinese di MIUI 11 ma non disponibile nella versione globale/europea.

Diventa più facile accedere a Google Assistant e a Google Discovery, che con MIUI possono essere utilizzate aprendo le rispettive applicazioni, in particolare l’assistente che non può essere richiamato utilizzando le gesture. Tra i bug peculiari della versione per Mi 9T Pro si segnala l’assenza del LED di ricarica, posto sulla fotocamera frontale a scomparsa, ma anche in questo caso il problema dovrebbe essere risolto molto presto.

Si sente invece la mancanza della possibilità di schedulare l’attivazione della modalità scura, funzione già presente in MIUI 11 e che arriverà sui Pixel solo con Android 11. Al momento comunque è possibile ovviare al problema con applicazioni come questa, disponibili gratuitamente sul Play Store.

Mancano ovviamente le suonerie di MIUI, in particolare i suoni naturali tanto apprezzati dagli utenti, ma va detto che la selezione di suonerie dei Google Pixel è davvero vasta e può contare sui suoni stagionali aggiornati con regolarità. A noi sono piaciuti in particolar modo “Riff dal gusto retrò”, che sembrano usciti direttamente da una sala giochi anni 80. Sono inoltre presenti tutti gli sfondi che troviamo nei Pixel 4, inclusi quelli animati, con la possibilità di cambiarli automaticamente con lo “sfondo del giorno”.

Ci sono differenze anche per quanto riguarda la funzione Always On, molto simile nella sua versione base ma priva delle tante personalizzazioni portate da Xiaomi. Resta la possibilità di averla sempre attiva (ma non è possibile schedularla come su MIUI 11) o di visualizzarla solo alzando lo smartphone.

Mancando il sistema radar Soli, non sono ovviamente presenti le gesture ma Pixel Experience offre comunque la possibilità di visualizzare l’Always On Display passando una mano nella zona del sensore di prossimità, così da accendere lo schermo per circa cinque secondi e visualizzare ora e notifiche.

Va detto, e anche in questo caso è probabile si tratti di un bug risolvibile, che dopo il riavvio dello smartphone è necessario disattivare e riattivare le varie opzioni per poter riattivare la modalità Always On, anche alla ricezione delle notifiche.

Autonomia

Con MIUI 11 l’autonomia di Mi 9T Pro è decisamente soddisfacente, una giornata piena con circa 6-7 ore di schermo sempre acceso, qualcosa di più con un utilizzo più blando. Dopo aver installato Pixel Experience le cose sono anche migliorate. Abbiamo coperto una giornata con uno decisamente sostenuto arrivando a sera con il 20% di batteria e circa 8 ore di schermo acceso.

Con un utilizzo continuo, con navigazione web, app di messaggistica, qualche gioco e un po’ di social il consumo si stabilizza sul 10% all’ora, quindi non è impensabile pensare di poter raggiungere le 10 ore di schermo acceso, a testimonianza delle ottimizzazioni riservate ai consumi. Con un utilizzo più blando è possibile raggiungere le due giornate di autonomia, visto il ridotto consumo in stand-by.

Foto

La fotocamera di Default presente all’interno di Pixel Experience è ANXCamera, un porting della MIUI Camera per le ROM di tipo AOSP. Riprende integralmente le funzioni della fotocamera originale, fornendo quindi scatti identici a quelli ottenibili utilizzando la ROM originale MIUI. Nelle gallerie che trovate in questa sezione la prima foto sarà sempre riferita alla fotocamera MIUI, la seconda a GCam.

L’abbiamo messa a confronto con il porting di GCam 7.2, così da poter mettere a confronto le foto effettuate sia di giorno sia in notturna. Mentre ANX Camera supporta tutte e tre le fotocamere senza alcun problema, GCam riesce a passare dall’una all’altra ma in maniera più lenta, riaprendo di fatto l’interfaccia di scatto. Questo si traduce in una maggior lentezza che però non va a inficiare il giudizio generale.

Difficile, se non impossibile, stabilire la miglior fotocamera in assoluto, visto che in alcuni scatti GCam si comporta decisamente meglio e in altri è ANX Camera a primeggiare. Anche di notte la situazione è molto equilibrata, con GCam che tende a produrre immagini più chiare, anche se con colori meno realistici, e ANXCamera che offre colori più caldi che però si avvicinano maggiormente alla realtà.

Va detto che la differenza si nota sia con lo scatto normale sia in modalità notturna, e anche in questo caso i risultati non sono univoci. ANXCamera se la cava bene anche senza la modalità notturna, ma in alcuni casi tende a impastare alcuni dettagli.

Nel complesso comunque le prestazioni sono molto simili e in linea, in entrambi i casi, con quelli ottenibili con MIUI 11, anche in questo caso sia con la fotocamera originale sia con GCam. Non aspettatevi dunque grandi cambiamenti né in positivo né in negativo.

Considerazioni finali

Al netto di alcuni problemi di gioventù della ROM per il nostro Xiaomi Mi 9T Pro, di cui finora sono state rilasciate solamente due aggiornamenti, l’esperienza d’uso nei giorni in cui l’abbiamo testata, e la stiamo ancora utilizzando, è davvero molto piacevole.

La sensazione di avere un Pixel in mano è molto buona, l’esperienza d’uso di Google è vicina a quella reale, ricordando sempre che è basata in linea di massima su un Google Pixel 2. Non si avverte la mancanza delle funzioni hardware dei recenti Pixel 4 ma non c’è il rischio di trovare uno dei tanti schermi difettosi che sembrano essere la dannazione di Google e che sugli smartphone Xiaomi sono ormai una rarità, nonostante quello che ne pensa una parte degli utenti.

Da parte nostra non possiamo che consigliavi il passaggio a Pixel Experience, soprattutto se amate gli smartphone Xiaomi ma non l’interfaccia MIUI (si ama o si odia, come tutto quello che riguarda Xiaomi NdR) e vorreste avere un’esperienza Android come l’ha immaginata mamma Google.