L’uso del nostro amato smartphone, del tablet o di qualsiasi altro dispositivo mobile è ormai qualcosa che ci sta portando alla rovina. No, non si tratta di uno scherzo. Parliamo proprio di una dipendenza, perché in fin dei conti è proprio questo che accade. Dipendenza che poi degenera in assuefazione, cioè quella condizione in cui l’uso dell’oggetto della dipendenza non porta più nessuno stimolo.
Partiamo dalla base, dall’analizzare cos’è la “dipendenza da smartphone” in modo estremamente schematico: in poche parole è come la dipendenza da qualsiasi oggetto che, con l’uso, ci “diverte”. Il meccanismo del divertimento è abbastanza semplice: il nostro cervello riceve uno stimolo soggettivamente piacevole ed allora produce endorfine. Le endorfine sono delle sostanze che vengono prodotte dal lobo frontale dell’ipofisi nel nostro cervello ed hanno effetti analgesici, pensate, paragonabili all’oppio o alla morfina. In sostanza, le endorfine ci fanno stare bene e tutto ciò che ci fa star bene ci appaga e fa trascorrere il tempo in modo molto veloce. In questo contesto dovremmo sentirci rilassati, ma la nostra amata tecnologia possiede un’arma a doppio taglio.
Il risvolto negativo della situazione, infatti, sta proprio nella tecnolgia dei nostri dispositivi ed è facilmente individuabile nel display. Navighiamo, giochiamo, parliamo con gli amici… Insomma, lo smartphone ha dato una “botta di mobilità” in più ai nostri metodi di comunicazione o di intrattenimento. Tutto questo si traduce inevitabilmente in una emissione luminosa in grado di alterare la produzione di melatonina che, unitamente all’effetto delle endorfine, ci aiuta a dormire. L’effetto negativo di un display retroilluminato è proprio il far credere al nostro cervello che sia ancora giorno, quando giorno non lo è affatto. Russell Johnson ha condotto, con il suo team di ricerca presso l’Università Statale del Michigan, un ricerca secondo la quale ha potuto formulare la seguente affermazione:
Gli smartphone sono perfettamente progettati per distruggere il sonno perché ci tengono mentalmente impegnati fino a tarda sera, ci rendono difficile il distacco dal lavoro in modo da poterci rilassare e addormentare.
Vero, sicuramente. Uniamo questa sua affermazione con il discorso appena fatto prima ed avremo scoperto una nuova malattia. In ogni caso, c’è una sola cura in casi di dipendenza o, peggio ancora, di assuefazione: il distacco netto. L’approccio alla tecnologia con un uso moderato o consapevole non è sinonimo di maturità o di qualcosa di analogo, ma ancor meglio di saper padroneggiare la tecnologia e non esserne schiavi.
Un modo per iniziare a padroneggiare gli smartphone o tablet che siano? Lo stesso Johnson afferma che sarebbe l’ideale quello di arrivare con lo smartphone scarico a sera, spegnerlo o comunque lasciarlo in carica il tempo necessario e andare a letto. Dimenticare lo smartphone sul comodino o sufficientemente lontano dalla nostra portata. Insomma, una psicoterapia vera e propria? Del resto dovrebbe essere valido per tutto: smartphone, alcolici, etc.
Stasera, lo prometto, non toccherò lo smartphone! Almeno fino a poco prima di addormentarmi…
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