Lee Jae-yong, vicepresidente di Samsung Electronics ed erede del fondatore del colosso coreano, è stato arrestato nella giornata di ieri a Seul, in Corea del Sud; le accuse sono gravi tra corruzione, frode e spergiuro, e una super mazzetta da oltre 35 milioni di dollari versata in favore di Choi Soon-sil in cambio di favori nel 2015.

Lee aveva già evitato l’arresto lo scorso gennaio per mancanza di prove, il tutto all’interno di un’inchiesta che fa parte dello scandalo corruzione che ha già coinvolto il Presidente della Sud Corea Park Geun-hye e la stessa Choi Soon-sil (già in stato di arresto). Ora le prove sarebbero sufficienti, e per questo la corte ha deciso di dare il via libera all’arresto.

Un mandato di arresto è stato inoltre emesso nei confronti di Park Sang-jin, CEO di Samsung Electronics, per una questione che sembra toccare i veri vertici dell’azienda; ovviamente, Lee Jae-yong ha negato tutte le accuse mosse a suo carico, dichiarando di essere stato costretto a fare la donazione alle fondazioni controllate da Choi Soon-sil e di non ricercare alcun favore in cambio.

Per la procura la mazzetta sarebbe servita a Lee a garantire una fusione interna all’azienda osteggiata dal governo, funzionale anche per consolidare i poteri dello stesso Lee nell’azienda. Lee potrà ora restare in carcere fino a 20 giorni prima di comparire davanti alla corte che potrà incriminarlo formalmente.