Macrom JOY10 è il nome delle cuffie in-ear dell’italiana Macrom, di cui abbiamo già avuto modo di vedere le cuffie on-ear JOY30. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a cuffie con un design giovane e moderno, molto colorato.

Le prestazioni, però, non sembrano essere alla pari con l’aspetto e presentano qualche problema, soprattutto nella gamma media e medio-bassa.

Design e comfort

Linee tondeggianti per le capsule e un filo piatto sono gli elementi principali del design di queste JOY10. Come già per le JOY30, i colori sono il rosso ed il nero che si contrastano a vicenda creando un insieme molto bello da vedere. Sul cavo della cuffia destra sono presenti il microfono (che bisogna tenere vicino alla bocca per farsi sentire) ed il tasto per rispondere alle chiamate e terminarle.

All’aspetto la plastica impiegata non appare di elevata qualità; forse per via della finitura e della vernice rossa impiegate, forse per i dettagli non precisissimi (come le lettere “L” e “R” sugli auricolari), l’impressione è di essere di fronte ad una plastica dozzinale e di qualità non elevata. L’impressione è poi smentita dai fatti, dato che le cuffie sono solide e ben costruite, senza problemi strutturali. L’interno degli auricolari è realizzato in alluminio, che dovrebbe migliorare le proprietà acustiche e garantire una migliore resa sonora.

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Il comfort è discreto e non ci sono problemi a tenere nelle orecchie le cuffie anche per periodi di tempo relativamente lunghi, ma è vitale scegliere la giusta copertura in silicone sia per ottenere un buon comfort che per ottenere un suono di buona qualità. Scegliere la copertura errata farà sì che tutti i bassi si perdano e che la qualità del suono si degradi moltissimo.

L’isolamento acustico, anche se passivo, è sufficientemente buono: anche in situazioni di rumore ambientale forte (es. treno, metropolitana), queste cuffie riescono a bloccare in buona misura i suoni provenienti dall’esterno per lasciare che l’ascoltatore si concentri sulla musica.

Anche in questo caso, come già per le JOY30, abbiamo un piccolo astuccio dove riporre le cuffie quando non le stiamo utilizzando. L’astuccio ha anche due piccole tasche realizzate con una rete di materiale sintetico, che sono ottime per custodire i gommini di ricambio.

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Audio

Come già evidenziato per le Macrom JOY30, le JOY10 hanno qualche difficoltà nel riprodurre bassi e di medio-bassi. Rispetto al modello on-ear, però, la problematica è più evidente e le tonalità medie e medio-basse passano molto più sullo sfondo; questo sarebbe lecito se il suono fosse “a V” con buoni bassi e buoni alti, ma i bassi risultano accettabili solo quando si inseriscono gli auricolari fino in fondo nel canale uditivo e facendo estrema attenzione all’adattatore in gomma.

In un primo momento, dopo aver provato tutti e tre i diversi adattatori in gomma che isolano l’orecchio, non percepivo alcun tipo di basso. Il suono era completamente privo delle tonalità basse. Ho successivamente svolto nuove prove cambiando le coperture, questa volta cercando in tutti i modi quelle più adatte alle mie orecchie e inserendole a fondo nel canale uditivo. Il suono è cambiato e sono arrivati i bassi, ma non nella quantità che mi aspettavo.

La sensazione che le JOY10 danno è che il suono sia distante, come se ci fosse qualcosa che lo blocca. Il problema si affievolisce alzando il volume, ma l’aumento del volume non riesce a ridurre la mancanza di bilanciamento.

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L’aspetto più positivo di queste cuffie è la profondità della cena sonora: in alcuni brani (ad esempio Rude Mood del compianto Stevie Ray Vaughan) sembra di poter dire precisamente da dove arrivi il suono prodotto dal singolo strumento.

Durante la prova ho deviato più del solito dalla scaletta multi-genere sin qui usata per concentrarmi su brani più particolari e che potessero darmi un’idea migliore del comportamento delle cuffie.

L’album Pollen del duo franco-inglese Aes Dana contiene moltissimi bassi, come è lecito aspettarsi da un album di ambient trance. Tali bassi però hanno un volume molto basso se riprodotti con le JOY10, e le frequenze sotto i 60Hz (indicativi) sembrano essere particolarmente in difficoltà poiché il volume cala bruscamente quando si va sotto tale soglia.

I norvegesi I (sì, il loro nome è composto da una sola lettera!) fanno un black metal molto potente che sfocia nel cosiddetto “black’n’roll”, ovvero black metal con ritmi e sfumature ispirati al rock’n’roll, nel loro ottimo (e finora unico) album Between Two Worlds. Il suono è particolarmente potente e deciso, ma con le JOY10 perde molto della sua potenza poiché i toni medi predominanti risultano distorti ed eccessivamente in secondo piano. Anche i bassi della cassa della batteria e dello stesso basso sono a malapena udibili. Menzione positiva invece per gli alti, che vengono resi molto bene e rendono i piatti della batteria piacevoli e definiti.

L’assenza di gamma medio-bassa diventa ancora più evidente ascoltando Moon in the Scorpio dei Limbonic Art, dove l’insieme degli strumenti diventa un grande mix senza una netta distinzione tra una parte e l’altra del complesso: organo, tastiera, batteria, chitarra e basso diventano un unico mix vagamente distinguibile.

La situazione cambia ascoltando gli Omnia, gruppo di musica celtica/neofolk olandese. La relativa maggiore semplicità della scena sonora fa ottenere buone prestazioni, che però rimangono nel campo del discreto e non sfociano nell’ottimo.

Anche ascoltando l’ultimo album degli U2, Songs of Innocence, si notano gli stessi difetti riscontrati con gli album citati precedentemente.

Pur avendo una buona spazialità della scena sonora, quindi, le JOY10 mancano di definizione e di separazione delle singole parti, a cui si va ad aggiungere la debolezza sui toni medi e medio-bassi alla quale però non si contrappone una particolare forza nei bassi o negli alti che le possa far preferire per l’ascolto di generi musicali specifici.

In conclusione

E’ difficile dire se le Macrom JOY10 siano competitive con le altre offerte sul mercato: dati i loro difetti, si può consigliare di acquistare per appena 10€ in più le JOY30 della stessa Macrom che si rivelano un’alternativa decisamente più appetibile.

Il suono riprodotto da questi auricolari non è un suono particolarmente equilibrato e ho riscontrato problemi nella gamma media e medio-bassa, con in più una gamma bassa che non stupisce per definizione né per volume.

Gli aspetti per cui le Macrom Joy 10 risultano davvero originali si limitano “solo” alla cura per il design, alla custodia dove riporle e al cavo piatto. Dal punto di vista acustico, tuttavia, il mercato offre alternative con un maggiore carattere e/o con caratteristiche migliori pur rimanendo sullo stesso livello di prezzo, anche se le JOY10 sono lontane dall’essere cattive cuffie e, come riportato dallo stesso produttore, sono un sostanziale miglioramento rispetto alle cuffie incluse nelle confezioni degli smartphone – un po’ come passare da una Fiat 500 ad una Alfa Romeo 8C. La profondità della scena sonora è ottima ed è un vanto per questi auricolari.

Consiglio le Macrom JOY10 a chi vuole fare un passo avanti rispetto alle classiche cuffie da pochi Euro o (soprattutto) insieme ai dispositivi: la differenza è evidente e innegabile e può portare poi ad interessarsi alla qualità della musica che si ascolta tutti i giorni. Per chi vuole ascoltare musica di alta qualità con qualche pretesa anche in mobilità, tuttavia, queste cuffie sono sconsigliate.

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