Il mercato cinese degli smartphone è il più grande sia per numeri che per crescita attuale e possibile: con più di un miliardo di utenti che devono acquistare uno smartphone e vendite lo scorso anno pari a quelle di tutto il resto del mondo messe insieme, le prospettive di crescita sono più che buone. Per qualunque produttore la Cina è un sogno, una terra fertile da colonizzare. Per Xiaomi, produttore nativo cinese noto per i suoi smartphone, le possibilità di crescita sono così elevate che già ora le sue quote di mercato sono superiori a quelle di Apple.

Anche se Apple rimane uno degli unici due produttori non cinesi in grado di rimanere nella top ten, il fatto che una startup come Xiaomi sia riuscita a sorpassarla la dice lunga sulle condizioni che sono ora presenti in Cina. La “ricetta segreta” di questo successo è sicuramente l’offerta di smartphone con hardware e software all’avanguardia (processori Qualcomm, schermi HD, fotocamere da 8/13 megapixel…) a prezzi molto più che concorrenziali, con i top di gamma venduti a 350€.

Questo modello ha avuto successo anche in Occidente, come si è potuto vedere con gli ultimi Nexus, ma ciò che fa riflettere è vedere un colosso come Apple scalzato da una startup esclusivamente per il prezzo. Indubbiamente il fatto che il lavoratore medio cinese guadagni meno del suo equivalente occidentale è un fattore da tenere in considerazione, ma fino ad un certo punto.

Ora c’è da domandarsi: riuscirà Xiaomi a mantenere il vantaggio anche con il lancio (ormai praticamente certo) dell’iPhone economico oppure soccomberà?

Piccola nota: la lettera “X” va letta “sc” come in “scena”. Il nome è quindi da leggere “sciaomi”.

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