Ubuntu Touch è la versione mobile della famosa distribuzione Linux in sviluppo da parte di Canonical; esso utilizza il kernel Android per facilitare il porting sui vari dispositivi esistenti e lo sviluppo dei driver da parte dei produttori. Fino a poco tempo fa Ubuntu Touch faceva il boot in Android per poi effettivamente caricare Ubuntu, ma ora questo passaggio di mezzo non esiste più.

Canonical ha infatti rimosso il caricamento della CyanogenMod da cui poi veniva avviato Ubuntu Touch in un ambiente chroot. Chroot è un comando dei sistemi Linux (e, più in generale, dei sistemi Unix e Unix-like) che consente di “ingannare” il sistema operativo per fargli credere che il file system principale sia in una directory differente. Se infatti la cartella “/” è l’equivalente di “C:\” su Windows, è possibile far sì che la cartella “/home/riccardo/” venga vista come cartella “/” da cui caricare il sistema e tutti i programmi, esattamente come se si potesse “ingannare” Windows per fargli credere che la cartella “C:\Users\Riccardo\” sia in realtà “C:\”.

L’utilizzo di chroot consente di avviare un ambiente (in questo caso Ubuntu Touch) dentro un altro (in questo caso Android). Dal 3 Luglio questo non avviene più e Ubuntu viene avviato “nativamente”, senza quindi passare per Android. Ciò non toglie che sia in ogni caso necessaria la presenza di Android per fare da tramite tra hardware e software.

Non è chiaramente da escludere la possibilità che Canonical decida di abbandonare del tutto Android e dedicarsi a sviluppare una versione di Ubuntu Touch che sia una derivazione diretta di Ubuntu per PC, ma per il momento adottare Android rende (come già detto) la vita più facile sia a Canonical che ad eventuali produttori partner.

I dispositivi al momento supportati comprendono tutta la gamma Nexus a partire dal Galaxy Nexus e proseguendo con Nexus 4, Nexus 7 e Nexus 10.

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