Samsung ha venduto 50’000 Galaxy Gear. No, sono 800’000. Come sempre, i numeri sono fatti ma i fatti possono essere interpretati, e l’interpretazione si muove a favore di chi la compie. Negli scorsi giorni c’è stato un grande dibattito sul numero di smartwatch effettivamente venduti da Samsung, ma la realtà appare ben distante dalle cifre circolate finora.

Partiamo da un principio: Samsung, così come qualunque altro produttore, non ha mezzi semplici e diretti per sapere quanti prodotti sono effettivamente stati venduti e sono nelle mani dei clienti – a meno che non abbia inserito una “chiamata a casa” che notifichi la prima accensione, ovviamente – ma ha a disposizione solamente i numeri relativi ai prodotti spediti a distributori e negozi.

Di fatto, le dichiarazioni dell’azienda a Yonhap Korea parlano di dispositivi spediti, non venduti. La differenza è abissale, perchè i dispositivi spediti potrebbero anche giacere in magazzino senza aver mai visto un cliente. Tanto più che tale dato non tiene in alcun modo conto dei resi, che secondo le stime di qualche tempo fa si aggirano intorno al 30%.

Più che altro, la mossa di Samsung appare un tentativo di salvare la faccia e di negare l’evidenza. Non si può essere certi di nulla in questo caso, ma vista la diffusa opinione che gli smartwatch siano – allo stadio attuale – inutili e costosi orpelli per pochi appassionati e/o nerd, non è difficile credere che i dati ufficiali vadano leggermente corretti al ribasso.

Ovviamente auguriamo a Samsung di avere successo con il suo prodotto, così come lo auguriamo a qualunque altra società, ma forse il Galaxy Gear manca di quella marcia in più che altri prodotti (chi ha detto Neptune Pine?) invece sembrano avere.

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