Sarà un giudice federale a decidere se l’azione legale contro Niantic, la compagnia che ha sviluppato Pokémon GO, può essere considerata colpevole di negligenza e violazione virtuale di domicilio. Le denunce sono partite da diversi cittadini statunitensi secondo cui molti giocatori di Pokémon GO sarebbero ripetutamente entrati in proprietà private nel corso del gioco.

Secondo le molte testimonianze sarebbero state compiute diverse violazioni di domicilio, con ragazzi che sono entrati in complessi residenziali privati, giardini e cortili allo scopo di catturare Pokèmon collocati in maniera improvvida da Niantic.

Lo sviluppatore ha sembra riposto alle accuse, sottolineando che collocare un oggetto virtuale nelle proprietà private non può essere considerata una violazione di domicilio, visto che non è fatta con un oggetto tangibile. Una legge in materia sarebbe comunque auspicabile perché è probabile che in futuro saranno sempre di più i giochi virtuali che avranno pertinenza con il mondo reale.

Nel frattempo negli Stati Uniti un ragazzino di 11 anni, ai quali i genitori avevano lasciato un tablet collegato a una carta di credito senza alcuna protezione, ha effettuato acquisti in-app per circa 7500 dollari in poco tempo. Nei primi 5 minuti in cui ha giocato, anche se non è dato sapere il titolo in questione, il ragazzo ha speso 875 dollari per acquistare oggetti virtuali senza che i genitori se ne accorgessero o intervenissero.

Apple ha già confermato che rimborserà i distratti genitori, anche se non avrebbe avuto alcun obbligo. In passato Amazon aveva dovuto rimborsare oltre 70 milioni di dollari per acquisti in-app effettuati da bambini a causa della mancanza di un adeguato sistema di protezione.