webOS è stato un sistema sfortunato: tecnicamente eccezionale, è stato azzoppato (e poi definitivamente ucciso) da scelte poco felici delle amministrazioni delle aziende produttrici Palm e HP che si sono succedute nel tempo. Prima di vendere tutta la divisione webOS a LG, però, HP stava lavorando ad un nuovo linguaggio visivo per il suo sistema operativo. Il suo nome è Mochi ed è ora disponibile gratuitamente per tutti come progetto open source.

Mochi è un’evoluzione del linguaggio visivo già visto sull’HP TouchPad, il primo ed unico tablet con webOS. In generale, si tratta di un linguaggio che dà molto più peso ai colori ed alle linee e risulta decisamente più piatto di quello utilizzato precedentemente su webOS. Se il linguaggio di webOS appare infatti moderno, Mochi appare futuristico. Per dare un paragone, Mochi è l’equivalente di iOS 7 rispetto ai precedenti.

Perché rilasciare i “sorgenti” ora di un linguaggio visivo per un sistema operativo ormai morto? La risposta è semplice: i creatori sperano di ispirare sviluppatori e designer affinché creino interfacce nuove o si ispirino direttamente a Mochi per creare le loro e dare nuova vita al design delle interfacce per smartphone e tablet. Sarebbe stato inutile buttare via un lavoro simile, no?

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