Le licenze d’uso sono una cosa seria, ma sembra che alcune società non le rispettino o semplicemente sfruttino in maniera del tutto inappropriata le clausole della licenza GPL. Tra queste aziende c’è anche MediaTek, il noto produttore di processori.

La licenza GPL (General Public License) è la licenza sotto cui è rilasciato il kernel Linux, base del kernel Android. Tale licenza prevede che il codice sorgente di qualunque cambiamento, reso pubblico in qualsiasi modo, apportato ad un programma rilasciato con licenza GPL venga rilasciato pubblicamente sotto la stessa licenza. In questo modo qualunque modifica diventa pubblica e tutto il progetto ne possa beneficiare. Non è quindi possibile, teoricamente, che un’azienda prenda il kernel Linux, lo modifichi a piacimento inserendo funzioni più o meno utili e/o importanti e tenga poi queste modifiche per sé se rilascia un prodotto con sistema operativo basato sulla versione modificata di Linux.

L’esempio più lampante è Red Hat: la società americana infatti vende la sua omonima distribuzione Linux e l’annesso supporto, ma ne rilascia il codice sorgente e rende possibile la creazione di progetti come CentOS, che sono una copia carbone di Red Hat. Ciononostante, Red Hat ha da poco superato il miliardo di dollari di fatturato – e questo dimostra che sia possibile fare business con questo modello.

Evidentemente, però, questo messaggio non è passato a tutti. Da quello che è possibile leggere in Rete, sta montando uno scandalo relativo al fatto che MediaTek non rilascia i sorgenti del kernel Linux. La questione non è facile, anche perché bisogna districarsi tra varie posizioni che non è possibile verificare. Per questo motivo vi chiedo di prendere con le pinze tutto quanto segue riguardante Mediatek. Nulla è ufficialmente confermato al momento.

Partiamo da un concetto: è possibile evitare di modificare il kernel Linux e ottenere comunque i risultati voluti senza rilasciare alcunché? Sì, come dimostra NVIDIA: è sufficiente creare uno o più moduli (che non devono essere per forza open source, in quanto programmi terzi) che si occupano di gestire le funzionalità desiderate. Fine del discorso. Il codice rimane chiuso e non ci sono problemi di licenza.

MediaTek, a quanto sembra, modifica invece il kernel Linux cambiandone la licenza (più o meno come se BMW comprasse Ferrari e le rimarchiasse senza accordi precisi in questo senso). I pochi sorgenti trapelati, infatti, mostrano che varie parti del kernel Linux sono state modificate cambiando la licenza GPL già presente e inserendo licenze Apache, BSD o proprietarie. Tutto questo è, chiaramente, illegale.

Come se ciò non bastasse (e forse proprio a causa di ciò), MediaTek richiede che chiunque voglia accedere ai sorgenti firmi un contratto di non divulgazione e paghi una somma considerevole che comprende anche la documentazione tecnica dei chip.  Le uniche realtà in grado di firmare il contratto e di permettersi il pagamento della licenza sono le grandi aziende.

Questo è in diretta violazione del punto 3, comma b della GPLv2:

3. È lecito copiare e distribuire il Programma (o un’opera basata su di esso, come espresso al comma 2) sotto forma di codice oggetto o eseguibile secondo i termini dei precedenti commi 1 e 2, a patto che si applichi una delle seguenti condizioni:

b) Il Programma sia accompagnato da un’offerta scritta, valida per almeno tre anni, di fornire a chiunque ne faccia richiesta una copia completa del codice sorgente, in una forma leggibile da calcolatore, in cambio di un compenso non superiore al costo del trasferimento fisico di tale copia, che deve essere fornita secondo le regole dei precedenti commi 1 e 2 su di un mezzo comunemente usato per lo scambio di programmi.

Alcuni affermano che non dovrebbe essere MediaTek a rendere disponibili i sorgenti, ma le singole aziende che distribuiscono i dispositivi poiché sono loro che distribuiscono effettivamente il kernel agli utenti. Questo è, però, falso, poiché la licenza dice che è obbligatorio “fornire a chiunque ne faccia richiesta una copia completa del codice sorgente“. “Chiunque” è anche l’utente finale, che può infatti chiedere a MediaTek il codice sorgente e dovrebbe teoricamente vederselo recapitare gratuitamente (visto che gratuito è il costo del trasferimento fisico della copia via Internet).

Secondo quanto emerso da varie fughe di informazioni, spesso MediaTek non invia neppure il codice sorgente ai suoi partner, ma si limita ad inviare il codice compilato e permette di aggiungere le parti necessarie tramite un tool di compilazione su un suo server. Anche questo è in diretta violazione della GPL.

Lo ripeto: tutto questo è da prendere con le pinze. Se, però, fosse tutto vero, MediaTek potrebbe trovarsi in guai seri, soprattutto in quei Paesi come gli Stati Uniti dove l’applicazione delle licenze sul software libero è storicamente controllata in maniera molto rigida. Come affermato da Adam Outler di XDA, “è una causa legale che aspetta di esplodere”.

A meno che non si trovino prove schiaccianti contro MediaTek, però, non è possibile fare nulla e le ROM di terze parti continueranno ad offrire un supporto scarsissimo (se non nullo) ai dispositivi con processori MediaTek.

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