Ammontano a ben 200 milioni di euro i fondi assegnati alla Snai (Strategia nazionale per le Aree interne) e quindi all’ampliamento dei servizi essenziali di quelle zone di montagna e rurali che si trovano distanti da ogni centro cittadino. Ci sono anche altri 90 milioni diluiti in tre anni e destinati ad un fondo di sostegno ad attività artigianali, commerciali ed economiche nelle stesse zone.

Infine arriviamo agli 1,5 milioni che possono sembrare pochi ma potrebbero in parte rivoluzionare lo sviluppo tecnologico delle aree interne, dato che serviranno a realizzare molti tralicci di proprietà pubblica col fine di migliorare la connessione telefonica e ad Internet, cercando di riparare il fallimento degli operatori di telefonia mobile. Quest’ultimo fondo è stato garantito dalla Legge di Bilancio del 2020, grazie alla mobilitazione in ottobre di Uncem.

Questo piccolo fondo può non sembrare molto, ma il presidente di Uncem Marco Bussone ha intenzione di spiegare “per bene” la sua importanza in una lettera rivolta ai presidenti di tutte le regioni, con la speranza che questi vi aggiungano delle altre risorse. Chiede inoltre alle compagnie telefoniche di fare la loro parte, quella che non hanno fatto finora insomma. L’obiettivo finale è di ridurre il divario digitale nei ben 1200 comuni italiani in cui risulta anche solo difficile telefonare… figuriamoci utilizzare la rete Internet.

Secondo voi la situazione nelle Aree Interne verrà davvero risolta? Oppure tutte queste parole e fondi sono paragonabili all’aria fritta?