Se ne è parlato a lungo e, forse, ora ci siamo. La Banca Centrale Europea sta infatti accelerando i tempi per l’introduzione dell’euro digitale, una forma elettronica della moneta unica che promette di cambiare i pagamenti nell’Unione, pur con gradualità.

Il progetto, presentato come complementare al contante tradizionale, è infatti la risposta strategica che l’Eurotower desidera introdurre dinanzi alle crescenti sfide della digitalizzazione e alle tensioni geopolitiche internazionali. Ma come funzionerà?

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L’infrastruttura per l’euro digitale

Cominciamo dagli aspetti più tecnici. L’euro digitale si configura infatti come una moneta elettronica emessa direttamente dalla BCE, progettata per affiancare senza sostituire il contante fisico. Di qui, una prima grande differenza con le criptovalute, con un’idea che è qualcosa di più simile a una versione digitale di una moneta fiat: la sua implementazione risponde peraltro a una necessità sempre più urgente, quella di garantire la continuità dei pagamenti in un mondo caratterizzato da crescenti vulnerabilità tecnologiche e rischi geopolitici.

A ricordarlo è stato anche la recente dichiarazione di Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo della BCE, che davanti al Parlamento europeo ha messo in evidenza due aspetti fondamentali del progetto: la resilienza e l’inclusione. L’attuale dipendenza da sistemi di pagamento digitali gestiti principalmente da operatori esterni all’Unione espone infatti l’Europa a potenziali criticità operative, soprattutto durante situazioni di crisi.

Gli esempi di quanto sopra, peraltro, non mancano di certo. Gli episodi di sabotaggio delle infrastrutture digitali nel Mar Baltico e i blackout che hanno paralizzato i pagamenti elettronici in Spagna e Portogallo hanno dimostrato quanto sia fragile l’attuale sistema. In queste circostanze, molti cittadini si sono trovati impossibilitati a completare transazioni per mancanza di contante disponibile, evidenziando l’urgenza di alternative affidabili.

Come funziona l’euro digitale

La BCE ha anche spiegato come funzionerà il sistema dell’euro digitale, che poggerà su tre pilastri tecnologici fondamentali. L’infrastruttura sarà distribuita geograficamente su almeno tre regioni diverse, ognuna dotata di server multipli, garantendo il reindirizzamento automatico delle transazioni in caso di attacchi informatici o disastri naturali.

La BCE svilupperà poi un’applicazione dedicata che permetterà agli utenti di passare agevolmente da un fornitore di servizi all’altro, con una flessibilità che dovrebbe assicurare la giusta continuità operativa anche quando singole istituzioni finanziarie dovessero subire attacchi informatici o interruzioni tecniche. C’è poi un altro aspetto particolarmente innovativo, che ha richiesto numerosi test, come quello della funzionalità offline. Il sistema dovrebbe infatti consentire di effettuare pagamenti anche in assenza di connessione Internet, con una caratteristica che si rivelerà cruciale durante emergenze come blackout o catastrofi naturali, quando l’accesso al contante tradizionale potrebbe risultare compromesso.

L’inclusione sociale è un principio cardine

In tutto ciò, anche l’aspetto dell’inclusione è, come abbiamo già ricordato, una delle priorità strategiche del progetto dell’euro digitale. Con oltre trenta milioni di europei non vedenti o con problemi visivi e almeno trentaquattro milioni con disturbi dell’udito, la progettazione di un sistema veramente accessibile è diventata una necessità improrogabile.

Anche per questo motivo la BCE ha affermato di essere impegnata a collaborare attivamente con associazioni rappresentative di gruppi vulnerabili, per comprendere le specifiche esigenze e integrarle nella definizione delle caratteristiche tecnologiche. Attraverso ricerche approfondite e focus group con individui a rischio di esclusione digitale, l’istituzione sta sviluppando interfacce utente adattative che includano comandi vocali, display con caratteri ingranditi e flussi operativi semplificati.

La resilienza del nuovo sistema monetario

Vi è poi un altro tema, legato alla resilienza. L’obiettivo della BCE è quello di rendere l’euro digitale non solo un’innovazione tecnologica, bensì un vero e proprio bene pubblico destinato ad accrescere la resilienza complessiva dell’Europa. Come sottolineato dal Consiglio dell’UE, infatti, diversi Stati membri hanno esplicitamente riconosciuto l’urgente necessità di rafforzare l’autonomia strategica europea nel settore dei pagamenti: è per questo motivo che si parla di tale progetto come di uno strumento in grado di manifestare la sua utilità anche e soprattutto in scenari di crisi estremi. La disponibilità di opzioni di pagamento alternative dovrebbe dunque accrescere la resilienza sistemica pur mantenendo costanti le sue capacità operative di riserva.

Naturalmente, si legge nel materiale preparatorio, l’implementazione dell’euro digitale richiederà che tutti i fornitori di servizi di pagamento supportino l’applicazione della BCE, garantendo così uniformità di accesso e continuità operativa su tutto il territorio dell’Unione. Una strategia che assicurerà che nessun cittadino europeo resti escluso dalla transizione verso un’economia sempre più digitalizzata.

L’euro digitale sarà la moneta del futuro in Europa

Insomma, come abbiamo visto dai commenti di cui sopra, l’euro digitale è la risposta concreta dell’Europa alle crescenti sfide dell’era digitale, coniugando in un unico strumento innovazione tecnologica e responsabilità sociale. Mantenendo le caratteristiche di affidabilità, sicurezza, accessibilità e universalità che hanno reso il contante un pilastro dell’economia europea, la nuova moneta digitale promette di preservare la fiducia dei cittadini nell’euro anche nell’ambiente digitale.

Il successo del progetto dipenderà dalla capacità di tradurre in realtà i principi di resilienza e inclusione attraverso un’implementazione che non lasci indietro nessuno. Come evidenziato dai leader dell’area euro, accelerare i lavori legislativi diventa essenziale per sostenere un sistema di pagamento europeo competitivo e contribuire alla sicurezza economica dell’Unione.

Per metterci le mani sopra, però, bisognerà attendere ancora un po’. Entro giugno 2026 dovrebbe infatti veder la luce la legislazione sull’euro digitale, mentre per la creazione di infrastrutture e applicazioni potrebbero volerci almeno altri due anni.