In occasione dell’evento Galaxy Unpacked, che ha visto come assoluti protagonisti gli smartphone pieghevoli Galaxy Z Fold7, Z Flip7 e Z Flip7 FE, Samsung ha rinnovato anche la propria gamma smartwatch, presentando i nuovi Samsung Galaxy Watch8 e Galaxy Watch8 Classic (che torna dopo aver saltato una generazione). Con questa generazione, la gamma si rende pioniera di una delle funzioni più attese nel mondo degli smartwatch: la protezione della batteria.
Una novità semplice all’apparenza e già presente sugli smartphone, ma che potrebbe fare la differenza per chi desidera utilizzare il proprio orologio a lungo, senza dover sacrificare ore di utilizzo a causa di scarsa autonomia o salute della batteria.
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La gamma Galaxy Watch8 vanta la nuova protezione della batteria: un primato tra gli smartwatch Android
La nuova funzione si chiama “Battery Protection” e si trova nel menu “Impostazioni > Batteria” del Galaxy Watch 8 aggiungendosi alle altre due voci preesistenti.
Quando attivata, la carica del dispositivo si arresta automaticamente al 90% e riprende solo quando scende all’85%. Il risultato di questo comportamento è che la batteria viene mantenuta sempre in un intervallo di carica più salutare, evitando i classici picchi di voltaggio che, come abbiamo ormai imparato sugli smartphone, accelerano l’invecchiamento chimico delle celle agli ioni di litio.
Una volta attivata, la modalità Battery Protection blocca la carica al 90%. Non si tratta di un’impostazione “manuale” come nei vecchi modelli dove l’utente doveva scollegare il dispositivo al momento giusto, ma di un sistema completamente automatico.
Quando il livello scende all’85%, il Galaxy Watch 8 riprende a caricarsi, mantenendosi all’interno di un intervallo stabile. Questo meccanismo evita che la batteria resti per troppo tempo al massimo della capacità, un fattore noto per accelerare la formazione di resistenze interne e diminuire la capacità nel tempo.
Il tutto avviene senza notifiche invadenti e senza alterare l’usabilità dell’orologio: la differenza tra il 90% e il 100%, infatti, è spesso trascurabile per l’utente, ma molto significativa in termini di stress per la batteria.
Questo tipo di soluzione, come accennato, non è una novità assoluta nel panorama tech: molti smartphone Android, così come gli iPhone, integrano già algoritmi di ricarica ottimizzata (attraverso funzioni il cui nome varia da un produttore all’altro ma che assolvono allo stesso compito).
Questo sistema è fatto ad hoc per limitare l’esposizione al 100% di carica, che è tra le principali cause di degrado nel tempo.
Finora però il mondo degli smartwatch era carente da questo punto di vista; si tratta di un settore in cui l’attenzione tende a concentrarsi su sensori fitness sempre più avanzati, display e design mentre le tecnologie di salvaguardia della batteria sono rimaste indietro.
Un altro tema su cui porre l’accento è che molti utenti non cambiano smartwatch ogni anno, anzi spesso si tiene lo stesso modello per più anni, finché non diventa inutilizzabile; e quasi sempre, la prima cosa che comincia a dare problemi è la batteria.
Inoltre, spiega Samsung, con le batterie di piccole dimensioni, come quelle integrate negli smartwatch, ogni ciclo di ricarica incide proporzionalmente di più rispetto a uno smartphone. In aggiunta, la tendenza a caricare il dispositivo ogni notte e lasciarlo collegato per ore può stressare ulteriormente le celle.
Una domanda legittima è il perché Samsung abbia scelto il 90% come limite, invece di seguire la soluzione usata da molti smartphone che si fermano all’80%.
La risposta è probabilmente legata alla capacità limitata delle batterie degli smartwatch. Un limite all’80%, seppur migliore in termini di longevità, potrebbe impattare troppo sull’autonomia percepita dagli utenti, riducendo il tempo d’uso tra una carica e l’altra.
La speranza ora è che Samsung estenda questa funzione anche ai modelli precedenti tramite l’aggiornamento a One UI 8 Watch, attualmente in fase di rollout.
Anche se non ci sono conferme ufficiali, l’introduzione di una funzione del genere tendenzialmente non dovrebbe dipendere esclusivamente dall’hardware dell’orologio, ma ne sapremo di più nelle prossime settimane con la maggiore diffusione della nuova interfaccia proprietaria del colosso.