Negli Stati Uniti Google continua a essere messa sotto pressione per le politiche adottate dall’azienda per supportare il Google Play Store e rendere la vita complicata alle soluzioni alternative.

Il colosso di Mountain View si deve preparare ad affrontare una nuova class action e, allo stesso tempo, deve tenere a bada le critiche generate dalla diffusione di alcuni dati relativi ai risultati che il Play Store è riuscito a fare registrare negli ultimi anni.

Un mare di soldi con il Google Play Store

Così come apprendiamo da Reuters, infatti, Alphabet (l’azienda “madre” di Google) nel solo 2019 ha generato entrate per 11,2 miliardi di dollari dal suo app store mobile e, a dire di oltre 30 procuratori generali statunitensi, ciò ha permesso all’azienda di fare registrare 8,5 miliardi di dollari di profitto lordo e 7 miliardi di dollari di reddito operativo, per un margine operativo di oltre il 62%.

Queste cifre includono le vendite di applicazioni, gli acquisti in-app e gli annunci pubblicitari e il colosso di Mountain View ha già precisato a Reuters che tali dati vengono “manipolati” per mettere in cattiva luce la condotta di Google nell’ambito di una causa che non ha un fondamento giuridico.

Bisogna precisare che questa è la prima volta che emergono dati precisi sulle possibili entrate generate dal Google Play Store, in quanto in occasione della pubblicazione dei risultati finanziari trimestrali il colosso di Mountain View raggruppa i ricavi delle applicazioni con quelle di altri servizi e tiene conto delle entrate pubblicitarie del Google Play Store come parte di un’altra categoria più ampia.

Ovviamente è la commissione del 30% che Google impone agli sviluppatori di app ad essere finita sotto i riflettori, in quanto da più parti ritenuta troppo alta, con conseguente notevole perdita di profitti per la “parte debole”, ossia coloro che con il proprio impegno creano le applicazioni che contribuiscono a rendere Android una piattaforma sempre più piacevole da utilizzare.

Nei prossimi mesi Google si troverà ancora una volta costretta a difendere il proprio operato e qualche addetto ai lavori ritiene che la possibilità che decida di ridurre la commissione del 30% sugli acquisti effettuati dagli utenti sul Play Store non sia più un’ipotesi così azzardata.