Alcuni ricercatori dell’UniversitĂ  di Auckland stanno testando un’app sperimentale che usa il bluetooth per studiare come un virus virtuale è in grado di propagarsi in un campus universitario. In questo modo i ricercatori sperano di comprendere meglio i meccanismi di propagazione di un virus vero e proprio come quello del Covid-19. Il progetto è sicuramente ambizioso ma potrebbe essere davvero di grande aiuto nella battaglia alla pandemia che ci ha coinvolto nell’ultimo anno.

Uno dei piĂš grandi problemi nel gestire la pandemia da coronavirus è sicuramente la mancanza di informazioni in tempo reale riguardanti quanto il virus si sta propagando. In effetti anche nazioni con un sistema di tracciamento dei contatti molto avanzato, coadiuvato da un applicazione come ad esempio Immuni, si trova spesso in difficoltĂ  in quanto c’è sempre un ritardo di notifica del contagio, dato dalla natura della malattia e dal tempo che deve necessariamente passare per processare i tamponi.

virus virtuale

Il progetto che si prefigge l’obbiettivo di azzerare questo ritardo è Safe Blues, collaborazione tra diverse universitĂ  australiane, che tramite dei gettoni che si comportano come dei “virus” diffusi tra device mobili via Bluetooth, simulando la trasmissione di virus biologici. La differenza tra questo sistema e quello adottato da Immuni è che sistemi come quelli delle app di tracciamento al momento non offrono vantaggi sostanziali rispetto al tracciamento manuale, anche per problematiche di fiducia nella popolazione e delle autoritĂ  competenti. Inoltre le app di tracciamento sono in un certo senso retroattive, in quanto allertano i contatti registrati soltanto dopo che una persona viene testata e risulta positiva al Covid-19, perdendo tempo prezioso nel bloccare le catene di contagio.

Un virus virtuale che simula i virus biologici

Quindi, cosa potrebbe succedere se creassimo una sorta di virus virtuale che simula come SARS-CoV-2 si diffonde? Ovviamente questo “virus” sarebbe completamente innocuo e rintracciabile in tempo reale. Studiando come il virus virtuale si sparge sui nostri dispositivi mobili, possiamo anche capire meglio come il vero virus è capace di infettarci. Ovviamente questo tipo di studi permetterebbe ai governi di prendere restrizioni piĂš mirate nel caso ce ne fosse bisogno.

covid virus virtuale

Statisticamente il numero di casi e pattern raccolti dall’app Safe Blues segue trend similari a quelli del vero virus, anche se ovviamente gli infetti da SARS-CoV-2 e Safe Blues non sono esattamente gli stessi. Tutto questo è possibile in gran parte grazie a sofisticati sistemi di Machine Learning che studiano ed elaborano modelli di simulazione matematica. I primi risultati sono davvero promettenti in quanto la trasmissione dei gettoni via Bluetooth ha prodotto un’ottima stima dell’effettivo comportamento dell’epidemia.

È molto probabile che se ben implementate, studiate e soprattutto pubblicizzate (tranquillizzando la popolazione su eventuali timori sulla privacy, che ovviamente non verrebbe in alcun modo intaccata), soluzioni come questa possano essere un aiuto estremamente importante alla lotta contro questa epidemia e quelle eventuali future.