Se avete una vera e propria “fissazione” per la potenza di calcolo di smartphone e computer, abbiamo una buona notizia per voi: un gruppo di fisici ha scoperto che le strisce di grafene piegate in modo simile alla carta origami potrebbero essere usate per costruire microchip fino a 100 volte più piccoli di quelli convenzionali, con un notevole incremento delle prestazioni che potrebbero essere in grado di garantire.

Tale scoperta è frutto di una nuova ricerca condotta dall’Università del Sussex, nel Regno Unito e che ha fornito una dimostrazione di come la modifica della struttura dei nanomateriali come il grafene possa sbloccare proprietà elettroniche e consentire efficacemente al materiale di agire come un transistor.

La soluzione che potrebbe rivoluzionare il settore degli smartphone

Il team di scienziati ha creato delle pieghe in uno strato di grafene, scoprendo che il materiale potrebbe essere sfruttato come un componente elettronico: il grafene, e le sue dimensioni su nanoscala, potrebbero quindi essere usate per progettare i microchip più piccoli mai realizzati, con la possibilità di essere utilizzati per costruire smartphone e laptop più veloci e potenti (si parla di un aumento della velocità di “migliaia di volte”).

Alan Dalton, professore alla scuola di scienze matematiche e fisiche dell’Università del Sussex, ha confermato che il team di ricercatori sta creando ricreando meccanicamente nodi in uno strato di grafene, definendo questa soluzione come una sorta di “nano-origami”.

Risale al 2004 la scoperta del grafene, foglio di atomi di carbonio dello spessore di un atomo che, a causa della sua larghezza, può essere considerato un materiale 2D. Conosciuto per la sua eccezionale resistenza, il grafene può anche vantare una grande proprietà di conducibilità, caratteristica che ha già generato molto interesse nel settore dell’elettronica (come, tanto per fare un esempio, nel team di Samsung).

Sarà interessante scoprire se il settore dell’elettronica di consumo sarà in grado di sfruttare i risultati di tale ricerca per creare chip in grado di rendere gli smartphone ed i notebook notevolmente più potenti di quelli attuali.

Ricordiamo che, secondo la legge di Moore, il numero di transistor su un microchip raddoppia ogni due anni, in modo da poter soddisfare la crescente domanda di servizi di elaborazione più veloci e una soluzione basata sul grafene potrebbe aiutare gli ingegneri ad ovviare al problema che nasce dalla necessità di aumentare la potenza su processori che abbiano dimensioni sempre più piccole.

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