Si fa sempre più difficile la situazione per Huawei, vittima delle nuove restrizioni decise dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti la scorsa settimana. Ricordiamo infatti che con una nuova mossa pensata proprio per tagliare le gambe al colosso cinese, gli USA impongono una licenza anche ai produttori stranieri che utilizzano tecnologia americana per realizzate prodotti che vanno poi venduti a Huawei.

Principale destinatario è TSMC, la fonderia taiwanese che si occupa della produzione dei chipset HiSilicon Kirin, utilizzati sui top di gamma Huawei e su buona parte della produzione della compagnia asiatica. Vediamo nel dettaglio come si sta evolvendo la situazione.

La risposta ufficiale di Huawei

Huawei ha rilasciato un comunicato ufficiale tramite Twitter, affermando che la nuova regola avrà conseguenze molto pesanti sulle proprie attività , e che la decisione presa dal Governo USA è arbitraria e perniciosa, e che rischia di danneggiare l’intera industria globale.

Huawei prosegue sostenendo che la decisione avrà un forte impatto sull’industria dei semiconduttori e che porterà a una perdita di fiducia nei confronti del governo USA da parte delle compagnie straniere, finendo per danneggiare gli stessi Stati Uniti, con quella che viene chiaramente definita una regola discriminatoria.

TSMC blocca i nuovi ordini di Huawei

In ottemperanza alle disposizioni del governo USA, TSMC avrebbe annunciato di aver bloccato i nuovi ordini da parte di Huawei, in particolare quelli successivi al 15 maggi 2020, mantenendo invece validi quelli effettuati in precedenza e che andranno consegnati entro la metà di settembre.

Si tratta di una decisione difficile, cha avrà importanti ripercussioni economiche sul fatturato di TSMC, visto che Huawei è il secondo maggior cliente dopo Apple, ma il chipmaker taiwanese si dice pronto a rispettare, come sempre, tutte le leggi in vigore e i brevetti concessi.

I primi effetti della decisione del governo Trump si sono già fatti sentire oggi, con le azioni TSMC che ha perso il 2% alla borsa di Taiwan e altri effetti potrebbero arrivare a breve. La compagnia potrebbe comunque aggirare il blocco utilizzando apparecchiature non americane, o rimpiazzare il vuoto lasciato da Huawei con altri partner.

Sembra alquanto improbabile infatti che gli USA concedano una licenza a TSMC, visto che si tratta di un produttore straniero i cui profitti e perdite non hanno alcun impatto diretto con le aziende americane. Ricordiamo inoltre che TSMC, proprio venerdì scorso, aveva annunciato la propria intenzione di realizzare un nuovo stabilimento, dal costo di 12 miliardi di dollari, in Arizona, per realizzare chip a 5 nanometri, anche se alcuni analisti hanno messo in dubbio la fattibilità economica della cosa.

Va detto, per inciso, che TSMC afferma che le voci sul blocco degli ordini siano semplicemente dei rumor di mercato, senza rilasciare alcun dettaglio sugli ordini in essere.

Ordine in extremis per Huawei

Dal canto suo Huawei non resta a guardare, anzi. Da tempo aveva previsto questa possibilità e aveva iniziato ad accumulare chip nei propri magazzini, in particolare quelli dedicati alle infrastrutture di rete.

Nei giorni immediatamente precedenti alle nuove norme commerciali, il colosso cinese è inoltre riuscito a piazzare un ordine urgente dell’importo di circa 700 milioni di dollari, che include chip a 5 e 7 nanometri per i propri smartphone. Oltre a quelli necessari per la realizzazione dei chipset Kirin 980, 990, 985 e 820, sono quindi stato ordinati anche quelli che saranno utilizzati per il nuovissimo Kirin 1000, che debutterà nella seconda metà dell’anno.

Per Huawei le alternative non mancano e a quanto pare sarebbero già in corso trattative con Samsung e con il produttore europeo STMicroelectronics, fornitore di lunga data, anche se questo potrebbe rallentare fortemente le ambizioni del colosso asiatico.

Se Huawei rischia il tracollo, gli analisti si aspettano forti ritorsioni da parte del governo cinese, soprattutto verso Apple e Qualcomm, con pesanti conseguenze per l’intera industria globale dell’elettronica, scatenando una nuova guerra fredda a carattere globale.